Il testo integrale della lettera che una precaria della cultura bolognese ha deciso di scrivere al sindaco della sua città

Condividiamo con voi, integralmente,questa lettera che abbiamo ricevuto qualche giorno fa. La delusione di chi scrive a un’amministrazione locale che negli anni ha cambiato completamente atteggiamento verso la cultura e ha progressivamente smesso di ascoltare i bisogni della città è anche la nostra. A voi le riflessioni.

Caro Sindaco,
le dò del lei anche se siamo più o meno coetanei, abbiamo fatto l’università negli stessi anni, solo che lei adesso è sindaco, io una precaria della cultura.
Non importa chi sono, come mi chiamo, se sono una sola persona o più, donna, uomo o altro. Non importa niente di tutto questo. Essendo precaria preferisco non metterci la faccia, perché noi precari, di tutti i settori, se non lo sapesse, siamo fragili, ricattabili e licenziabili in ogni momento, anche quando abbiamo un contratto a tempo indeterminato.

Le scrivo perché ho bisogno di fare una riflessione ad alta voce assieme a lei – e assieme a tutti i lettori di questa lettera aperta – e di farle delle domande, perché ci sono molte cose che non capisco.

Cominciamo dall’inizio. 
A fine 2020 esce un concorso del Comune di Bologna per 23 posti per “Assistenti ai servizi culturali”, categoria C1, per la quale basta un diploma di scuola superiore. Arrivano più di 9000 domande, tantissime, e questo dato fa già capire che in Italia abbiamo un grosso problema con il lavoro.
La preselezione viene fatta in base al curriculum, da oltre 9000 domande si passa a 350/400 persone che sono ammesse allo scritto. Una bella “scrematura”, frutto di un lungo lavoro da parte vostra.
La prova scritta si fa sei mesi dopo, giugno 2021. Non tutti i selezionati si presentano e passano alla prova orale un centinaio di persone, non ricordo il numero esatto.
Gli orali avvengono online, ne seguo molti, ed è sinceramente un po’ desolante vedere persone iper specializzate, con lauree, dottorati e master in ambito culturale, oltre a esperienza di lavoro sempre nel settore, concorrere per una categoria C1, per la quale serve, lo ripeto, solo un diploma di scuola superiore. Ma questa è l’Italia. Almeno le persone che entreranno in graduatoria saranno sicuramente preparate e competenti. 
La graduatoria finale è composta da 92 persone, tra cui la sottoscritta, alcune delle quali lavorano già da anni in biblioteche e musei tramite cooperative. I posti messi a bando sono 23 ma si sa già da subito che le assunzioni saranno di più.

Queste sono le sue dichiarazioni su Facebook, all’uscita del bando, quando era Assessore alla Cultura della giunta Merola (sottolineati miei):
“Sono orgoglioso di condividere con voi la notizia che il Comune di Bologna torna ad assumere personale. È uscito il bando di concorso per 23 posti dedicati ai servizi culturali.
Sono sempre stato convinto che una buona Amministrazione debba partire dall’investimento sul personale, l’ingresso di nuove leve e la loro formazione. In questo momento, offrire opportunità di lavoro a chi se le merita è un segnale prezioso. A Bologna possiamo e dobbiamo farlo. Così si migliorano i servizi al cittadino.
Appena sono diventato Assessore alla Cultura, tre anni fa, questo fu uno dei miei primi impegni. Con il bando pubblicato formeremo una graduatoria che in due anni ci permetterà di arrivare a un totale di 44 assunzioni: bibliotecari, addetti ai servizi culturali, personale amministrativo.
Ai candidati e alle candidate voglio augurare successo, avanzare una richiesta e offrire un consiglio.
Dovrete sentire su voi una grande responsabilità, perchè entrando a fare parte della casa comunale avrete l’onore di lavorare per la nostra bella comunità. A voi, tutti si affideranno.
Ma ricordate, siamo qui per servire e non per comandare. Siamo qui per aiutare e non per discriminare. Dedicate a ogni persona l’intelligenza del vostro cuore, aiutate gli ultimi, accompagnate i fragili.
Avanti dunque, ora cerchiamo persone che abbiano competenze e passione. Perché la cultura è la speranza di Bologna”.

(Cosa prova a rileggere adesso le sue parole, in particolare quelle sottolineate? Riesce a rivolgere a sé stesso le richieste e i consigli che dava ai candidati?).

Successivamente escono altre dichiarazioni – a questo punto “false promesse” – che dicono che la graduatoria verrà esaurita integralmente nel giro di 3 anni, ovvero la durata della sua validità, e che addirittura non basterà.

Veniamo a oggi, inizio luglio 2024. 
Quella graduatoria sta per scadere, mancano poche settimane, e ad oggi è stata utilizzata per due soli giri di assunzioni: le prime 36 posizioni subito dopo il concorso, nel 2021. Per tutto il 2022 è rimasta ferma, inutilizzata. A fine 2023, dopo varie pressioni, c’è stato uno scorrimento di altre 10 posizioni. Ma sappiamo che tra rinunce e dimissioni, rispetto alle 92 persone in graduatoria, sono poco più di 1/3 quelle effettivamente assunte.
Non ci sarà bisogno di personale, penserà a questo punto un lettore sprovveduto. E invece è esattamente il contrario: tutte le biblioteche e i musei del Comune di Bologna hanno drammaticamente bisogno di personale. I nuovi assunti non hanno nemmeno coperto  i pensionamenti, che ad oggi non vengono più sostituiti.

Caro Sindaco, può spiegare a me e a tutti i precari, e anche ai cittadini di Bologna, cosa sta succedendo? Perchè da Sindaco sta lasciando scadere una graduatoria di un concorso pubblico fatto con tanto impegno e con tanti proclami quando era Assessore alla Cultura, proprio nel momento in cui c’è un intero settore che ha bisogno di personale? È possibile che la stessa persona, in pochi anni, faccia scelte così radicalmente diverse, passando dalle parole che abbiamo letto e da altre promesse al blocco totale delle assunzioni nella cultura?

Cambiare opinioni, idee e piani è lecito ma in questo caso faccio sinceramente fatica a capire.

Mentre studiavo per il concorso avevo letto un documento che era quasi un mea culpa sull’esternalizzazione della biblioteca Lame, primo caso di esternalizzazione di un’intera biblioteca e non solo di una parte di lavoratori, e avevo pensato “finalmente un’amministrazione illuminata, che ha capito!”. Mi sbagliavo di grosso.
È questa la via che vuole continuare a perseguire, quella delle esternalizzazioni? O del servizio civile, del lavoro volontario, di altre forme di “lavoro” del genere? È quella delle fondazioni?
Tutto questo ha un nome, si chiama: precarizzazione selvaggia. È questo che vuole fare, continuare ad alimentare il lavoro precario, sottopagato (o non pagato affatto), fragile e ricattabile nella “città più progressista d’Italia”?
Lei ha idea di come si vive da precari? Se vuole posso mandarle un’altra lettera per spiegarglielo perché non credo che ne abbia neanche una minima idea, altrimenti non capisco come possa agire in questo modo.

Questo concorso avrebbe permesso di rompere, almeno in parte, il meccanismo di esternalizzazione dei servizi che va avanti da decenni, non solo nella cultura ma in molti altri settori, e che porta solo maggiore precarietà per i lavoratori e maggiori spese per il Comune. E avrebbe permesso anche l’assunzione diretta e l’internalizzazione di una parte di coloro che da anni lavorano in quelle biblioteche e in quei musei ma sono assunti da cooperative varie.

Glielo ripeto: le biblioteche e i musei del Comune di Bologna hanno drammaticamente bisogno di personale. È già un miracolo se finora non sono stati ridotti gli orari di apertura. Il personale comunale che ci lavora è allo stremo, abbandonato a sé stesso e inascoltato; c’è grande malessere e molta frustrazione. È questo il modo di trattare i “suoi” dipendenti?
Un’altra sua dichiarazione da Assessore alla cultura della giunta Merola è stata “Le biblioteche non possono essere considerate un luogo dimenticato da Dio e dal sindaco”. Senza bisogno di coinvolgere Dio, le assicuro che le biblioteche e il personale che ci lavora sono completamente dimenticati dal sindaco, che adesso è lei.
Lei ha a cuore le biblioteche e i musei del Comune di cui è sindaco? E il personale che ci lavora? E le persone che con “competenza e passione” potrebbero lavorarci ma sono nella parte di graduatoria inutilizzata?

Oltretutto, nel frattempo, in questo scenario triste e desolante, cosa ci tocca a sentire, da cittadini
Annunci continui di aperture di nuovi spazi (dal Museo dei bambini al Museo della Cultura Italiana, solo per citarne due) e salvataggio di spazi privati andati in malora (Palazzo Pepoli di Genus Bononiae). Come è possibile aprire nuovi spazi quando si riesce a malapena a gestire quelli esistenti? 
E poi, dove sono gli investimenti in cultura promessi con l’avanzo di bilancio 2023 di parecchi milioni di euro?
Siamo stanche e stanchi di sentire sempre parole vuote, alle quali non crediamo più, abbiamo bisogno di azioni concrete e vere. 

Di solito tendo a pensare che ognuno di noi, in ogni situazione, provi a fare il meglio di quello che può. Pur immaginando che non sia assolutamente facile fare il sindaco, le chiedo: questo è davvero il meglio che lei può fare? Questo è davvero il meglio che un’amministrazione di centro-sinistra può fare riguardo alla gestione dei propri musei e biblioteche e riguardo al lavoro al loro interno?

E se si fosse trovato lei al mio posto, nella parte “non utilizzata” di questa graduatoria, tra le persone che avrebbe dovuto essere assunte… come si sentirebbe? 
Le posso dire come mi sento io, da precaria della cultura e da cittadina, in tutta questa situazione: presa in giro (in verità la parola che ho in testa è un’altra, ma voglio rimanere educata nonostante tutto).

Mi permetta, in chiusura, di farle ancora un’ultima domanda: lei crede nel settore pubblico? Sembra una domanda stupida o retorica, invece è profonda.
Io personalmente credo nel settore pubblico; forse troppo, per poterci lavorare. E lei, che è il primo cittadino, ci crede?

Una precaria della cultura


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