Lo sappiamo bene e lo diciamo da sempre: una politica culturale seria, in Italia, non può prescindere da corposi investimenti in risorse umane. Gli interventi tampone a costo zero servono a poco, o nulla.
E per ottenere quegli investimenti serve che il Governo in carica faccia una scelta politica diversa da quella perpetrata negli ultimi decenni, che porti gli investimenti in Cultura almeno all’1,5% del PIL. Questo non può deciderlo il neo ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, anche se dovrebbe esigerlo.
Tuttavia, se il nuovo Ministro vuole passare ai fatti, ci sono 6 fondamentali atti, a costo zero, che dovrebbe compiere, già questa settimana. E può farlo, senza alcuna difficoltà. Alcuni di questi, peraltro, erano contenuti nel programma elettorale del Movimento 5 Stelle (ma sono poi spariti dal contratto di governo). Eccoli:
- Firmare i decreti attuativi della legge 110/2014, che riconosce sette professioni dei Beni Culturali, e avviare un tavolo per l’ampliamento e aggiornamento della legge stessa, in vista del riconoscimento di tutte le altre professioni del settore non incluse nella legge 110/2014.
- Annunciare lo spostamento del 290 milioni di euro stanziati per il Bonus Cultura per il 2019: con gli stessi soldi, assumere, per il 2019, le migliaia di operatori e professionisti di cui il sistema necessita.
- Decretare che gli introiti dei grandi musei autonomi tornino ad essere distribuiti tra tutti i musei del territorio.
- Promuovere una legge per la regolamentazione del volontariato culturale.
- Attivare una commissione che abbia il compito di rivedere il sistema delle esternalizzazioni, in modo che i proventi derivanti dal Turismo culturale, che oggi in buona parte finiscono a Fondazioni private, tornino ad essere logico sostentamento per la macchina statale.
- Cancellare le domeniche mensili gratuite nei Musei statali; reintrodurre la gratuità per i pensionati; introdurre, per tutti i Musei statali, fasce orarie gratuite (prossime all’orario di chiusura) il giovedì, venerdì e sabato per tutto l’anno, sempre.
Sono provvedimenti fondamentali, seppur da soli non bastino. Ma sarebbero un importante passo avanti, considerando che la Cultura e il turismo culturale continuano a crescere, ma per una scelta politica vengono, da decenni, definanziati, mentre i diritti e la qualità del lavoro vengono man mano abbattuti.
Contiamo che il Ministro compia questi passi nel prossimi giorni, è nelle sue possibilità e i suoi doveri: il cambiamento non si dice, si pratica.
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