Il 28 agosto i vertici della Fondazione Centro Pecci di Prato annunciano il licenziamento di due dipendenti senza motivi validi e senza il previo confronto con i soci, Comune di Prato e Regione, né con il sindacato. 

In data 28 agosto, per far quadrare il bilancio del Museo, i vertici della Fondazione Centro Pecci di Prato annunciano il licenziamento di due dipendenti, senza il previo confronto con i soci, Comune di Prato e Regione, né con il sindacato, come previsto dal contratto di riferimento nazionale Federculture. 

I motivi del licenziamento sembrano però incomprensibili, visto che sono passati solo 40 giorni da quando il presidente della Fondazione, Lorenzo Bini Smaghi, ha rassicurato il Comune sul raggiungimento del pareggio di bilancio che addirittura avrebbe permesso di “mettere in riserva cinquantamila euro”. Oltretutto, “prima di questi licenziamenti ci risulta che il Pecci abbia trovato collaborazioni esterne per far in modo che il lavoro svolto dai due licenziati sia poi portato avanti” sottolinea il funzionario della Cgil Alessio Bettini, che si è esposto per avere risposte dalla Fondazione e fornire un quadro completo della situazione con la UilFpl.

Malgrado il cda del Pecci abbia dato massima disponibilità anche nei confronti dei sindacati, al momento non si ha nessuna ulteriore dichiarazione sullo stato di salute dei conti 2023 né sulle motivazioni tecniche dei licenziamenti. A tal proposito, anche il Comune di Prato, principale socio della Fondazione, ha sollecitato immediati chiarimenti, mentre i sindacati chiedono il reintegro del personale licenziato e sono pronti a scendere in piazza.

“Il caso Pecci è l’ennesimo esempio di abuso verso i lavoratori del settore culturale che si vedono privati dei diritti basilari garantiti dal contratto, in assenza di un confronto sindacale”, sottolinea Agata Chrzanowska, storica dell’arte e guida turistica, “una situazione in cui mancano valori fondamentali, come etica, rispetto e dignità”. Il fatto è infatti ancora più grave se si considera che il secondo dipendente non ha ancora ricevuto la lettera di licenziamentoquesto ha gettato i lavoratori nell’incertezza più totale, scatenando il panico. 

Le attiviste e gli attivisti di Mi Riconosci deprecano la gestione poco trasparente del Centro Pecci e invitano la Fondazione e i suoi soci, Comune in primis, ad assumersi la responsabilità di una gestione più sostenibile, in cui il pareggio di bilancio non venga fatto sulla pelle dei lavoratori.


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