Nel pieno delle contestazioni contro la spettacolarizzazione dello stupro nella mostra genovese “Artemisia Gentileschi. Coraggio e passione”, la Regione Liguria di fatto la consacra, esponendo nel foyer dell’Ariston una copia antica del dipinto di Artemisia Gentileschi, Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne

L’iniziativa ufficialmente vorrebbe “lanciare un messaggio contro la violenza sulle donne”, ma in realtà promuove la mostra e continua a spettacolarizzare la vicenda biografica di Artemisia Gentileschi. “Ci chiediamo dunque perché, nonostante le contestazioni contro la mostra vadano avanti da mesi e la recente pubblicazione di una lettera aperta che sta avendo ampissimo seguito, le istituzioni coinvolte non si assumano la responsabilità di cambiare approccio, ma addirittura continuino a sfruttare questa narrazione morbosa per promuovere la mostra”, dichiara Eva Ferrara di Non una di Meno Genova.

L’esposizione del dipinto a Sanremo segue infatti di pochi giorni la pubblicazione della lettera aperta che attiviste e associazioni come Non una di Meno e Mi Riconosci hanno lanciato per chiedere la chiusura della cosiddetta “sala dello stupro” e la rimozione di alcuni oggetti dal bookshop della controversa mostra genovese. La lettera ha già raccolto oltre 1000 adesioni, tra singole persone e collettivi, e ha portato a prendere pubblicamente le distanze dall’allestimento la co-curatrice Anna Orlando (storica dell’arte e consulente per l’arte del Comune di Genova, che non ha un assessore alla cultura).

“Nessuna delle istituzioni coinvolte nella mostra, Comune di Genova e Regione Liguria, ha ritenuto opportuno un cambio di passo, anzi la Rai e l’Ariston dopo due mesi di contestazioni hanno ben pensato di accorrere in soccorso della mostra e della società privata che la organizza, mettendo a disposizione uno spettacolare volano di promozione”, aggiunge Ludovica Piazzi di Mi Riconosci.

Se hai visitato la mostra e hai vissuto un’esperienza disturbante, puoi raccontarla in forma anonima qui.


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