Un comunicato stampa del Parco del Colosseo riapre il dibattito sull’uso del sensazionalismo spicciolo da parte delle più importanti istituzioni culturali del Paese.
Sono bastate poche ore perché fosse chiaro a tutti che il contesto rituale rinvenuto al Foro Romano, forse legato al culto di Romolo, non fosse affatto una “scoperta eccezionale”, come definita nel comunicato stampa diffuso dal Parco Archeologico del Colosseo in data 17 febbraio. A dirla tutta non si tratta neppure, a livello tecnico, di una “scoperta”, ma di una rilevante conferma o riscoperta di un contesto già noto: paradossalmente lo dice anche il comunicato stampa del Parco del Colosseo, ma non si esime dal descrivere il tutto, senza fondamento, come “scoperta eccezionale”.
La vicenda ricorda da vicino quanto accaduto nell’ottobre del 2018, quando il Parco Archeologico di Pompei diffuse a mezzo stampa un comunicato stampa che descriveva come “scoperta che ha cambiato la storia” un interessante iscrizione che tutt’al più aggiungeva un elemento aggiuntivo a quanto già noto da una molteplicità di evidenze e studi, ovvero che l’eruzione del Vesuvio fosse avvenuta in ottobre.
Al tempo avevamo scritto un lungo commento che segnalava come tale uso spregiudicato dei comunicati stampa da parte del direttore del Parco Archeologico di Pompei avrebbe portato grossi danni alla disciplina archeologica e sempre più emuli: sì, perché se il direttore di Pompei, che non ha alcun bisogno di inventare fesserie o esagerare i fatti per attrarre più turisti, si piega ad un uso spicciolo e sensazionalistico dei comunicati stampa, qualsiasi sito più piccolo e meno noto, che ha invece la necessità di inventarsi qualcosa per attrarre turisti, sarebbe stato spinto a fare lo stesso. Il Parco di Pompei non ha mai smesso di fare simili comunicati stampa, e come ampiamente prevedibile ora il problema di sta diffondendo.
Sia chiaro, non è un problema solo archeologico né solo italiano, basti ricordare il presunto ritratto di Machiavelli attribuito a Leonardo che sicuramente non era eseguito da Leonardo né rappresentava Machiavelli. Sono espedienti dell’età del turismo di massa, in cui persone senza specifiche competenze manageriali e senza uffici che si occupino di valorizzazione e promozione in modo serio e qualitativo, ricorrono a comitati shock, magari anche in buona fede, per accendere i riflettori sul sito o museo che dirigono o rappresentano. In questo contesto i giornalisti che scrivono fesserie sono di fatto vittime della loro fonte, che dovrebbe essere la più precisa e credibile possibile: il direttore di un parco archeologico.
Non possiamo giustificare in nessun modo questo atteggiamento, non da parte di direttori di siti che contano milioni di turisti ogni anno. Sia chiaro, neppure per siti minori usare le parole “straordinaria” o “eccezionale” con leggerezza è accettabile o giustificabile, no: però è perlomeno vagamente comprensibile il tentativo, goffo e sbagliato, di attrarre più turisti e avere l’attenzione dei riflettori. Lo sottolineiamo con forza, però: quel linguaggio è sbagliato, sempre e comunque. La parola scoperta offre un’idea di casualità, di straordinarietà, che mal si confà alla necessaria professionalità che noi portiamo in campo, giorno per giorno. Non esiste nessun avanzamento, nessuna “scoperta”, senza anni di studio e ricerca. E no, non possiamo lamentarci che le nostre professioni siano viste come dilettantismo da cercatori di tesori se noi diventiamo i primi a descrivere con quelle parole i nostri studi, le nostre ricerche.
Facciamo infine uno sforzo: smettiamola, una volta per tutte, di fingere che le colpe siano dei giornalisti che si limitano a leggere e interpretare un comunicato stampa scritto, volutamente, per creare scandalo ed emozioni spicciole. Lo diciamo da anni e lo ribadiamo: i nemici della nostra categoria sono anche nella nostra categoria, anche in buona fede, anche ai piani più alti.
Noi non ne possiamo più di leggere certi comunicati stampa.
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