Durante il periodo di confinamento gli educatori museali si sono riuniti e organizzati in un gruppo di lavoro, al momento solo virtuale, dal nome Professione: educatore museale e hanno colto l’occasione per confrontarsi sul proprio ruolo e capire come attivarsi per sensibilizzare le istituzioni nazionali e locali. Gli incontri hanno portato alla stesura di un documento finalizzato al riconoscimento giuridico e normativo della professione (assente tra le professioni dei beni culturali riconosciute dalla legge 110/2014), che riceviamo e pubblichiamo di seguito.
Oltre a inquadrare storicamente tale professione, nel documento viene spiegato il perché se ne richiede con forza il riconoscimento, vengono elencate le responsabilità, gli ambiti e i compiti dell’educatore museale, i requisiti d’accesso per esercitare la professione e le modalità di incarico.
Occupandosi dell’educazione informale e dei processi di apprendimento dei diversi pubblici, è una professione essenziale all’interno dei luoghi della cultura, eppure stenta ad avere il giusto peso all’interno delle nostre istituzioni culturali. Considerato un “servizio aggiuntivo” l’educazione museale paga pesantemente le conseguenze causate dell’esternalizzazione delle attività. Per tale ragione, gli educatori museali chiedono che ogni istituzione culturale abbia al suo interno uno staff specifico per l’educazione museale, il più possibile internalizzato e stabile, in modo da garantire una proposta diversificata e una qualità più alta dei servizi offerti, con l’intento di contrastare il lavoro precario e povero.
Per rappresentare e tutelare la figura dell’educatore museale il gruppo si sta impegnando nella creazione di un’associazione di categoria. A loro in nostro sostegno e il nostro in bocca al lupo, augurandoci che altre professioni ignorate dalla politica possano costruire percorsi simili.
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