L’unica spiegazione che riusciamo a darci è che sia stato fatto per pura propaganda. Per fare numero. L’opinione pubblica ha chiarissima la necessità di prendere provvedimenti urgenti. Ma il Governo, che pur ha perso tempo per quanto riguarda tracciamento, tamponi, assunzioni nella sanità, adeguamento dei mezzi pubblici, ora si trova di fronte un blocco di poteri economico-politici che rifiuta di adeguare le loro aziende alla situazione: insomma, di perdere parte degli utili per adeguarsi allo smart-working o alla radicale trasformazione degli spazi. O di perdere la stagione turistica. L’opinione pubblica non accetterebbe un nuovo lockdown generalizzato, far rispettare le regole a determinate categorie sarebbe troppo difficile e quindi… qualcosa bisogna chiudere. Ed ecco i teatri, i cinema, le palestre, categorie storicamente deboli dal punto di vista del peso politico. Categorie che avevano ridotto introiti e investito per adeguarsi alle misure che lo stesso Governo aveva imposto. Calpestate. Per pura propaganda.
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