“[…] resta il problema di come rendere controllabile e giustiziabile nell’interesse pubblico, eventuali scelte amministrative consistite in irragionevoli adesioni a fondazioni di partecipazione”.
(Corte dei Conti, sezione della Basilicata, 22 dicembre 2020)
È passata in sordina e pressoché ignorata dalla stampa (con poche eccezioni) la delibera della Corte dei Conti pubblicata il 22 dicembre scorso sul tema “Matera – capitale europea della cultura 2019”. Eppure contiene valutazioni e dati che dovrebbero interrogare fortemente la nostra classe politica, sia sulla riuscita dell’evento (su cui il parere della Corte è in massima parte positivo), sia, soprattutto, sulla gestione dei fondi per lo stesso, tra mancata riscossione della tassa di soggiorno e spese abnormi per gli eventi RAI. Qui ci concentriamo su un aspetto in particolare. La delibera affronta in modo approfondito il tema delle fondazioni di partecipazione create per gestire beni pubblici, che caratterizzano dalla metà degli anni ‘90 il mondo dei beni culturali e non solo. Offre un parere fortemente negativo non solo sulla Fondazione Matera 2019, ma più in generale sull’utilizzo delle fondazioni di partecipazione senza adeguato motivo. Facciamo parlare un passo tratto dalle conclusioni, invitando poi il lettore a leggere l’intera delibera e trarre le proprie conclusioni:
“Il quadro in chiaroscuro viene confermato dagli aspetti maggiormente indagati in questa sede, ovvero quello del funzionamento della Fondazione e della capacità gestionale dei turisti e dell’imposta di soggiorno da parte del Comune di Matera.
Sotto il primo aspetto, la Sezione rileva come gli enti promotori abbiano ritenuto di dar vita ad una “Fondazione di partecipazione” secondo una pratica abbastanza diffusa per la gestione degli eventi culturali in Italia che presenta diverse criticità, in particolare per quanto concerne la gestione ed il controllo indipendente dei fondi pubblici affidati alla Fondazione che, nel caso di specie, ammontano a circa cinquanta milioni di euro e, dunque, di poco inferiori a quanto preventivato nel dossier di presentazione della candidatura: vi sono però consistenti differenze quanto alla ripartizione degli oneri sostenuti dai vari enti erogatori: lo Stato ha erogato il triplo di quanto preventivato (oltre trentatre milioni di euro) mentre la regione meno della metà (undici milioni) ed il comune si è tenuto in linea con le previsioni (oltre cinque milioni di euro). Il peso della manifestazione è stato, dunque, prevalentemente sostenuto dallo Stato (anche attraverso fondi comunitari) e le risorse impiegate sono quasi del tutto di provenienza pubblica e solo in minima parte privata: peraltro, all’interno di tali somme quelle sostenute per “progetto, promozione e marketing” ammontano ad €. 46.336.220,95 (a fronte dei preventivati €.45.570.866,00), mentre quelle per il solo funzionamento della fondazione ammontano ad €.3.688.599,60.
Vanno a questo punto effettuate due riflessioni: la prima riguarda la gestione dei contratti stipulati dalla fondazione e la rendicontazione delle spese sostenute in riferimento ai quali aspetti la “Fondazione Matera 2019” ha presentato le criticità tipiche di questi organismi che, attraverso lo “schermo privatistico”, gestiscono ingenti danari pubblici con evidenti conseguenze in ordine al sistema dei controlli applicabile. Vero è che la Fondazione ha suddiviso le spese per “centri di costo” originati dall’evento ma le modalità e condizionalità con cui sono state effettuate le scelte di utilizzazione delle risorse e la regolarità ed efficienza finanziaria dei relativi oneri non risultano essere accertabili da un organo di controllo esterno: tale problematica si inserisce in quella più generale afferente le frequenti opacità nella gestione delle risorse pubbliche affidate alle 69 fondazioni di partecipazione ed, in particolare, alle attività contrattuali dalle stesse poste in essere, ivi compreso il ricorso quasi totalizzante alla negoziazione di stampo privatistico. La fondazione è inquadrabile in un modello di organizzazione “atipico” di amministrazione pubblica, certamente più agile e versatile rispetto ai paradigmi tradizionali, seppur fortemente caratterizzato dall’incertezza degli istituti applicabili che scontano una disciplina legale ancora di là da venire per cui particolarmente pressante è l’esigenza che gli enti partecipanti provvedano a porre in essere ogni doverosa azione per un obiettivo controllo dell’efficienza e legittimità del complesso di spese sostenute sebbene ormai consolidate.
Una seconda osservazione riguarda il costo di funzionamento della fondazione stessa: pur essendo nettamente inferiori a quanto preventivato (ben €. 6.409.134,00) non può negarsi una rilevante incidenza degli oneri della fondazione sull’intero costo dell’evento (8% circa): peraltro si tratta di una percentuale destinata a crescere in quanto nello statuto della fondazione è previsto un triennio di “consolidamento” dei risultati raggiunti nel 2019 e quindi una durata in vita della stessa fino al 2022: se così è la Sezione non può non evidenziare l’evidente criticità costituita dall’entità complessiva dei costi di gestione della Fondazione, dal debole sistema di controllo della rendicontazione dei finanziamenti pubblici dalla stessa veicolati e dall’effettuazione di alcune assunzioni di personale a tempo indeterminato. Infatti risultano, come già detto, assunti in tal modo sei dipendenti, di cui due con la qualifica dirigenziale, e ci si chiede quale potrà essere il destino di detti contratti di lavoro, una volta giunti al dicembre 2022, data della preventivata chiusura della struttura.
Tanto a non volere pensare ad una proroga sine die della Fondazione, ovvero ad un transito nei ruoli di uno degli enti territoriali partecipanti di detto personale: entrambe pratiche da disapprovare fin d’ora (in via preventiva) in quanto contrarie ai canoni della buona amministrazione di cui all’art.97 della Costituzione. Peraltro all’interno degli oltre tre milioni ottocentomila euro sin qui spesi per il personale, appare davvero eccessiva la spesa per quello con contratto dirigenziale che ammonta a circa la metà dell’intero onere.”
Basterà questo parere della Corte dei Conti a riflettere sull’effettiva utilità di questa e di altre Fondazioni create per ragioni quantomeno dubbie?
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Rassegna Stampa online 24-30 gennaio 2021 - JCHC · 31/01/2021 at 19:53
[…] Il duro parere della Corte dei Conti sulla Fondazione “Matera 2019” (Mi riconosci?, 24 gennaio). […]