Il corso era rivolto a tutti coloro che lavorano nei musei, sia pubblici che privati (ad esempio nel museo dove lavoro io, tutti abbiamo seguito i corsi: da chi sta in segreteria, a chi si occupa della comunicazione; dagli operatori museali, alla direttrice delle collezioni…), ma la cosa che mi ha lasciata senza parole, oltre al taglio abbastanza economico che è stato dato ad alcuni interventi -ma ormai si sa, i musei sono come i lunapark-, è che l’ultimo intervento, intitolato “Strategie di intervento e collaborazione”, serviva a fornire le competenze per rendere possibile l’intervento di volontari all’interno dei musei. Il relatore, oltre che come membro del Touring Club Italiano, si è presentato come il presidente di un’associazione, e ha reso disponibile la sua mail per chiarimenti, ma anche per eventuali collaborazioni. Lui è partito facendo esempi di persone che ripuliscono piazze, giardini, scuole… Però poi ha iniziato a parlare di musei. Lui ovviamente si faceva forza del fatto che abbiamo tanti beni culturali nel nostro paese (la solita nanna… che se uno va a vedere abbiamo anche molti laureati in materia, che però lavorano come camerieri o commessi) e che magari molte chiese o luoghi dimenticati possono essere aperte grazie all’aiuto dei volontari: “Penso che ci sono talmente tanti luoghi non aperti che probabilmente non basterebbero le guide professionali di tutt’Italia” diceva, o ancora “Si può immaginare patti di collaborazione con gli abitanti del luogo che garantiscono l’apertura in condizioni di sicurezza e così la loro fruizione?”.
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