L’idea di innalzare l’età di un’opera per esportarla «Così si svende l’arte del ‘900»
Un articolo di Paolo Conti, comparso sul Corriere della Sera, il 12/03/2016.
Italia Nostra sul piede di guerra. In una dura lettera indirizzata a due commissioni del Senato (la 10°, Industria e Commercio, e la 7°, Beni culturali e istruzione) il presidente Marco Parini esprime tutta la sua forte preoccupazione per l’emendamento al disegno di legge 2085 (legge annuale per il mercato e la concorrenza). Di fatto, scrive Parini, «l’allungamento da 50 a 70 anni del periodo di vita dell’opera ritenuto necessario per l’assoggettamento per l’autorizzazione all’esportazione da parte della Soprintendenza è contrario all’interesse di proteggere il patrimonio artistico del Novecento in Italia». L’emendamento porta la firma dei senatori Andrea Marcucci, Francesco Scalia, Camilla Fabbri e Linda Lanzillotta, tutti del Pd. Per spiegarci meglio, ai fini dell’esportazione di un’opera sul mercato mondiale, il limite alla tutela del patrimonio culturale mobile (quadri, mobili, stampe, oggetti vari, suppellettili) passa dai 50 anni ai 70 anni. Dice Italia Nostra, in una nota informale: «Tutte le opere d’arte prodotte dal 1946 ai giorni nostri, non sono più protette dalla normativa di tutela e in particolare sono libere di uscire in forma definitiva e non rintracciabile dal territorio della Repubblica. Potrebbero uscire senza fare mai più ritorno, e senza una tracciabilità certa, tutti i capolavori dell’arte italiana e del design degli Anni 50, attualmente invece protetti. Per esempio Fontana, Burri, Vedova, Carrà, Munari, Morandi, Sironi, Guttuso, Gio Ponti, Mollino. Solo per fare un elenco di massima». Prosegue il preoccupatissimo Parini: «L’introduzione poi di una soglia di valore semplicemente autocertificata consentirebbe, senza alcun controllo da parte dell’ufficio esportazione della Soprintendenza, la fuoriuscita automatica dall’Italia di un gran numero di beni di grande pregio (quadri, disegni, sculture, mobili) molto appetibili sul mercato internazionale». Secondo Parini si tratta di un chiaro attacco all’articolo 9 della Costituzione.
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