A Tivoli sta accadendo qualcosa di non raro, in questo Paese.

Ma forse una gestione particolarmente poco attenta, forse una nuova sensibilità dei cittadini ai beni pubblici, sia quel che sia, ha portato questa storia ad emergere: grazie soprattutto a un gruppo di cittadini che si riconosce sotto il motto La Rocca Pia è anche mia. Una storia che dobbiamo raccontarvi.

Cos’è accaduto? È accaduto che questa fortezza quattrocentesca, costruita da Papa Pio II per controllare un comune ghibellino così vicino a Roma (30 Km), divenuta negli anni carcere, dopo un lunghissimo processo è passata dalle mani del Demanio a quelle del Comune: pochi mesi fa, nel dicembre 2018.

“È una giornata storica poiché dopo 500 anni la Rocca, invece di essere vista e considerata come un corpo estraneo alla Città, torna ad essere il suo cuore pulsante” dichiarava il sindaco. Esisteva già un progetto che la facesse diventare, finalmente, spazio culturale e museo. Fantastico, no?

Sì, ancor più se conosceste la storia recente di questa Rocca, chiusa per decenni. Ma per fortuna i soldi pubblici per i restauri per una volta si sono trovati: oltre 2 milioni di euro sono stati investiti. La Rocca arrivava così nelle mani dei cittadini di Tivoli, veniva posta la bandiera con i colori della città sul torrione e si festeggiava!

Fin qui sembrerebbe una storia a lieto fine: un nuovo centro culturale, nuove assunzioni, nuove risorse.

Eppure non va così. Il 20 febbraio scorso, come un fulmine a ciel sereno, la giunta comunale fa sapere di star intraprendendo rapporti con un ente privato (il Fondo Ambiente Italiano) per l’affido diretto della Rocca. E non solo della Rocca, dato che leggendo i documenti si scopre che il complesso affidato al Comune (e che il Comune vuole affidare ad altri) comprende anche l’Anfiteatro di Bleso (II sec. d.C.), il punto di informazione turistica della città, la sede delle attività culturali di Tivoli e del nascente Distretto Turistico (Tivoli, Subiaco, Palestrina).

Ma come? Un bene pubblico, restaurato con soldi pubblici, intimamente legato alla città in cui si trova, e passato nelle mani del comune dopo lunghissime trattative, che viene affidato di punto in bianco ad un ente privato con sede a Milano? Il luogo simbolo della città, destinato ad essere il centro delle politiche culturali e turistiche, viene quindi affidato a terzi? Qual è la logica dietro a un’operazione tanto inspiegabile?

Logica ancor più inspiegabile considerando la situazione di Tivoli: già inserita nei circuiti turistici grazie alla fortunata presenza di 2 siti Unesco, Villa Adriana e Villa D’Este (costituenti con il Santuario di Ercole Vincitore uno dei 32 fortunati istituti autonomi istituiti dalla Riforma Franceschini) e di un bene FAI (Villa Gregoriana, concesso in Comodato d’uso dal demanio nel 2002). Beni le cui risorse non restano sul territorio, ma ben noti e pubblicizzati. Un bene pubblico aggiuntivo, stavolta civico, restaurato e pronto all’apertura, sembra una benedizione in un Comune simile. Perché si vuole affidare ad una gestione privata in fretta e furia?

Sono dinamiche complesse, lo sappiamo: è complesso spiegare alla cittadinanza che le Fondazioni siffatte drenano risorse dai territori, e sappiamo che tanti cittadini di Tivoli, anche alcuni consiglieri comunali, non hanno ben chiaro quali dinamiche regolano la gestione del patrimonio culturale e come si può strutturare una collaborazione pubblico-privato di cui benefici la collettività. Per questo il fatto che questa volta alcuni cittadini si siano organizzati e non siano caduti nel tranello è tanto importante. Per questo il caso della Rocca Pia di Tivoli interessa tutta Italia, e tutti coloro che hanno in mente una nuova gestione virtuosa dei beni pubblici.

Per questo il sindaco di Tivoli, di fronte all’impossibilità di giustificare un’operazione tanto inaudita (affidamento diretto ad un ente privato di un bene di tal rilievo) ha già fatto un passo indietro, spiegando che ci sarà un bando: un bando che sia rivolto a grandi enti nazionali con lunga esperienza nella gestione di beni culturali. No, non basta: l’operazione non ha alcun senso a prescindere, la gestione pubblica in questo caso non è solo possibile, ma è decisamente auspicabile.

La Rocca Pia di Tivoli non è un caso isolato. Ma è un caso da cui non possiamo prescindere se vogliamo costruire un Paese migliore.


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