appalti musei trieste

Nel nuovo appalto per la sorveglianza nei musei civici di Trieste si autorizza nuovamente lo sfruttamento dei lavoratori, con paghe da solo 4,20€ l’ora.

Nel capoluogo del Friuli-Venezia Giulia, città che di frequente accoglie plausi da diverse direzioni per eventi, qualità della vita e per il suo patrimonio culturale, la gloria rischia di essere costruita sulla pelle dei lavoratori. Il sistema museale civico, con ben 21 strutture al suo interno, da tempo ha visto esternalizzati servizi fondamentali come sorveglianza, bookshop, accoglienza e biglietteria. Servizi cruciali per il funzionamento dei musei e per garantirne l’apertura, affinché siano spazi vissuti dalla comunità. Grazie a bandi vinti al massimo ribasso, però, varie società si sono alternate nella gestione di questi luoghi, subentrando con contratti e condizioni di lavoro progressivamente peggiori.

Il patrimonio culturale serve alla democrazia; un concetto fondamentale che l’amministrazione comunale sembrerebbe non aver compreso, pubblicando il nuovo bando. I lavoratori esternalizzati potevano già vantare un trattamento economico e condizioni di lavoro indegne, con paghe da 4,20€ l’ora. Moltissimi anche con contratti a chiamata per lavori di fatto full time, che oltre a negare tutele quali ferie e malattie, hanno anche privato i lavoratori della cassa integrazione per quasi un anno di chiusura dovuta alla pandemia da CoViD-19. 

Grazie a quest’ultima mossa tutto potrà tranquillamente restare com’è. Il bando, infatti, favorirebbe non soltanto lo sfruttamento dei lavoratori con l’indicazione di un contratto collettivo vergognoso come quello dei servizi fiduciari, ancor peggiore del già inaccettabile multiservizi, ma anche l’azienda che ha perpetuato questo sfruttamento in passato , grazie a dei requisiti “specifici”: la società Euro&Promos. 

A denunciare la situazione, diverse realtà cittadine come la lista civica “Adesso Trieste” e il Comitato Paritetico regionale per la Cooperazione Sociale, che riunisce vari attori della cooperazione sociale e sindacati, oltre che gli stessi lavoratori preoccupati. Lavoratori che già nel giugno 2019 avevano reso pubblica la loro indignazione per condizioni di lavoro che li costringevano sotto la soglia di povertà, rimanendo ugualmente ignorati. Lavoratori che ancor prima della manifestazione avevano innanzitutto interpellato l’allora e attuale assessore competente in materia di Cultura e Turismo, Giorgio Rossi, ottenendo un finto sostegno e poi, dopo la manifestazione, soltanto un banale telefonico: “Mi informerò sul caso”.

Ad aggravare la situazione concorrono, purtroppo, ulteriori campanelli d’allarme: dalla volontà dell’amministrazione comunale di lavarsene nuovamente le mani, alla scarsa considerazione che quest’ultima riserva complessivamente ai musei cittadini. Alla richiesta di revisione dell’esito della gara, infatti, l’assessore ha risposto pubblicamente “Non possiamo che demandare queste gare ai funzionari, il tutto deriva da una serie di problemi che ci superano”. Come se il funzionamento della macchina amministrativa non dipendesse dall’amministrazione in carica. Allo stesso tempo, non possiamo dimenticare che i dipendenti, sfruttati e con paghe indegne, sono anche troppo pochi: solo alcuni dei musei civici, più grandi e centrali, godono effettivamente della presenza di un numero sufficiente di professionisti al loro interno, lasciando tutti gli altri in secondo piano, impedendone una completa attività e facendo ricadere sui sorveglianti più responsabilità di quelle dovute.


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