Mi Riconosci? pubblica il suo appello per uno sciopero generale del settore culturale. È il momento di scendere in piazza per i nostri diritti.

Nel 2018 circa duemila persone sono scese in piazza per una manifestazione unitaria del settore culturale – la prima in Italia – che portasse al centro del dibattito le condizioni svilenti cui migliaia di professioniste e professionisti, lavoratrici e lavoratori della Cultura sono sottoposti/e ogni giorno, insieme al tema della gestione del patrimonio pubblico.

A distanza di sei anni, crediamo che i tempi siano maturi affinché si torni in piazza a partire da questo appello, volutamente ampio per costruire collettivamente le nostre istanze.

Quello della Cultura è un settore complesso nel quale non rientrano soltanto i musei, le pinacoteche, le gallerie d’arte, i parchi archeologici, le biblioteche e gli archivi.
Ci sono le mostre, i festival, gli eventi e gli spazi espositivi a carattere temporaneo (come ad esempio quelli legati alla Biennale di Venezia). Ci sono i teatri e il complesso mondo dello spettacolo, delle arti sceniche-visive e performative. Ci sono le professioni culturali spesso svolte in regime di lavoro autonomo e ancora non regolamentate. C’è il mondo dell’università e della ricerca, ma ci sono anche i comparti tecnico-amministrativi del Ministero della Cultura e delle sue diramazioni, dei musei autonomi, delle società in house, degli uffici comunali.

Negli ultimi anni abbiamo visto lo strumento dello sciopero tornare ad affermarsi sui posti di lavoro. Abbiamo visto moltiplicarsi le vertenze nei musei e negli istituti culturali che impiegano personale esternalizzato, spesso sfociate in scioperi partecipati che a loro volta hanno permesso di ottenere un miglioramento delle condizioni (i Musei Civici di Verona, quelli di Milano, Volterra e Trieste, i Parchi Archeologici di Pompei ed Ercolano, ma anche gli Uffizi e i siti di Firenze solo per citarne alcuni). Abbiamo visto scioperare il movimento dei Biblioarchiprecari di Firenze e Prato per la garanzia dei propri posti di lavoro, paradossalmente minacciati proprio dalla reinternalizzazione, ma anche i lavoratori delle biblioteche universitarie di Torino e le mobilitazioni delle bibliotecarie di San Miniato, lasciate a casa senza spiegazione per aver segnalato all’Ispettorato del Lavoro problemi di sicurezza. Abbiamo visto gli idonei AFAV scendere in piazza per chiedere lo scorrimento integrale delle graduatorie dell’ultimo concorso e il rispetto di chi vi ha partecipato, nella prospettiva di andare colmare almeno in parte le carenze di organico del Ministero. Ma abbiamo visto anche sporadicamente scioperi del personale ministeriale (come quello della Pinacoteca Nazionale di Bologna a Natale) contro le ingiustizie e gli abusi quotidianamente perpetrati nel settore. Persino nelle professioni culturali fuori dalle dinamiche del lavoro dipendente abbiamo visto nascere qualche focolaio di rivendicazione, come la vertenza dell’archeologo Niccolò Daviddi.

Vogliamo e dobbiamo tornare a mobilitarci.
Ancora, insieme. Per il Lavoro, per la Cultura.

Scioperiamo per:

1. Il riconoscimento e la dignità del lavoro culturale in Italia;
2. Il rispetto della salute psico-fisica e la sicurezza su tutti i posti di lavoro;
3. L’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione, molestia e violenza nei luoghi di lavoro e di formazione;
4. L’incremento delle assunzioni nel Ministero della Cultura e nelle pubbliche amministrazioni nonché per l’adeguamento delle retribuzioni del suo personale dipendente;
5. Una regolamentazione del volontariato culturale;
6. Il superamento del sistema degli appalti e delle concessioni e la reinternalizzazione dei servizi culturali;
7. Il riconoscimento e l’applicazione del CCNL Federculture come contratto di riferimento del settore;
8. L’eliminazione delle false Partite IVA e lo stop all’utilizzo del lavoro autonomo come strumento di ribasso e precarizzazione e per la garanzia di più diritti per chi svolge la propria attività in regime di libera professione;
9. L’istituzione di un reddito di discontinuità per tutte le professioni culturali caratterizzate da intermittenza strutturale;
10. La stabilizzazione del precariato nel settore della ricerca e il riconoscimento della stessa come attività lavorativa.

Chiunque volesse prendere parte a questa iniziativa e avere maggiori informazioni può scrivere a miriconosci.beniculturali@gmail.com


0 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *