Pubblichiamo il comunicato stampa relativo alla manifestazione dell’8 marzo, Giornata Internazionale per i diritti delle donne, a cui hanno partecipato le attiviste di Mi Riconosci in varie città d’Italia

Anche le lavoratrici dei beni culturali italiani, riunite nell’associazione Mi Riconosci, hanno sfilato oggi pomeriggio nei cortei femministi organizzati da Non Una di Meno per l’8 marzo, la giornata internazionale dei diritti delle donne. 

“Precariato fa rima con patriarcato, il sonno della cultura genera sfruttamento, archiviamo il patriarcato, vogliamo lavoro per tuttə, non biglietti gratis” recitavano gli striscioni portati dalle attiviste dell’Associazione.
La pandemia ha peggiorato le condizioni lavorative di tante di noi, talvolta ha portato all’interruzione dei rapporti di lavoro che nella maggior parte dei casi non sono stati minimamente compensati da ammortizzatori sociali”, spiega Federica Pasini, storica dell’arte e attivista di Mi Riconosci presente nella piazza di Padova, “siamo in piazza per lottare contro la crescente precarizzazione delle nostre vite, contro un sistema che ci ignora e ci vuole sottomesse. Noi vogliamo autodeterminazione, libertà, un reddito dignitoso e vivere in un mondo pacifico. Siamo contro l’interesse di pochi che porta a sfruttamento ed a guerre tra i popoli”.

Il culmine davanti al museo Museo Nazionale Romano dove le attiviste hanno esposto due striscioni contro l’iniziativa ministeriale prevista per oggi: l’ingresso gratuito nei musei statali per le donne. “Si tratta dell’ennesimo tentativo di mitigare una giornata di lotta per i diritti di chi solitamente è sopraffatto dal sistema” dichiara Cecilia de Laurentiis, storica dell’arte e attivista di Mi Riconosci, “un’iniziativa simile alle mimose, agli ingressi gratuiti nei locali, oltre ad essere poco inclusiva ed escludente perché rivolta solo a coloro che sono nate biologicamente donne. Insomma, attenua il portato della giornata. Oggi, come ogni giorno, rivendichiamo una parità ed eguaglianza di genere che non c’è: l’accessibilità ai servizi culturali, i diritti ad avere pari stipendio e pari opportunità, devono essere garantiti sempre”.

L’associazione, che ha raccolto dati sulle discriminazioni di genere nei beni culturali nel 2019, e che l’autunno scorso ha censito i monumenti femminili italiani, ribadisce che la lotta per la dignità del lavoro culturale è la lotta per le donne, dato che oltre il 70% degli operatori del settore sono appunto donne. E chiede al Ministero di affrontare il problema alla radice, eliminando le esternalizzazioni e gli appalti al massimo ribasso e la precarietà avallata, se non incentivata, dallo Stato. 


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