Il personale esternalizzato delle Scuole Superiori, Normale e Sant’Anna si è riunito in un’assemblea pubblica il 9 giugno per protestare per le proprie condizioni di lavoro
In Piazza dei Cavalieri, il 9 giugno, si è creato un momento di importante riflessione per la città di Pisa. Erano in piazza, infatti, le lavoratrici e i lavoratori responsabili dei servizi di portinerie, pulizia, facchinaggio, mensa, servizi bibliotecari e molto altro, che ogni giorno rendono possibile il buon funzionamento delle Scuole. Senza di loro, esse non potrebbero assolutamente stare aperte. Lo sanno bene gli studenti, che sono scesi in piazza insieme agli esternalizzati, per denunciare a gran voce le condizioni lavorative disumane che queste persone sono costrette a vivere a causa di un sistema degli appalti ormai rodato quanto dannoso.
I contratti, spesso, sono di non più di 20 ore settimanali, a fronte di una quantità di lavoro tale, che spesso i lavoratori non hanno nemmeno il tempo per una pausa pranzo. Eppure, vengono limitate al minimo le nuove assunzioni. Neanche delle mense possono usufruire i lavoratori della Normale e della Sant’Anna, perché, nonostante molti di loro lavorino in questi luoghi da anni, vengono definiti “ospiti”, in quanto non dipendenti diretti delle Scuole. Così vengono inoltre organizzati i turni di lavoro: le lavoratrici si ritrovano, senza aver dato alcun consenso, ad essere aggiunte a chat WhatsApp, attraverso le quali vengono contattate per coprire turni che non avrebbero dovuto fare. Infine, dato che varie mansioni sono usuranti a livello fisico, oltre che psicologico, una buona percentuale di esternalizzati soffre di problemi alla schiena e agli arti inferiori, ma non ha il tempo per curarsi.
I lavoratori “ospiti” hanno più volte segnalato alle Scuole le cattive condizioni di vita a cui sono obbligati. La risposta che hanno ricevuto è sempre la stessa: “noi compriamo un servizio”. L’amministrazione sembra essere totalmente indifferente a ciò che succede a questi lavoratori, per il semplice fatto che non sono dipendenti diretti. Rimane difficilissimo ribellarsi a questo sistema perché, anche quando si riesce a scioperare, le società in appalto chiamano sostituti per quelle specifiche giornate, giocando sulla necessità di lavorare di molte altre persone. In questo modo garantiscono la retorica dell’eccellenza di Normale e Sant’Anna e contribuiscono a quell’idea di solidità e sicurezza che le Scuole vogliono dare, ma che i lavoratori esternalizzati non si possono permettere: ogni cambio di appalto può significare per loro la perdita del posto, oltre che l’ulteriore peggioramente delle loro condizioni contrattuali.
Alla luce di come vi lavorano gli addetti ai servizi più basilari, la retorica dell’eccellenza portata avanti dalle Scuole suona brutalmente cinica. Eppure si tratta di una deresponsabilizzazione pienamente ascrivibile al sistema delle esternalizzazioni che da trent’anni caratterizza la gestione degli istituti culturali italiani. É a causa delle esternalizzazioni che ad oggi è possibile considerare lavoratori e lavoratrici degli “ospiti” senza diritti. Noi siamo al loro fianco con l’obiettivo che, invece, si riprendano il loro posto da padroni di casa.
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