FRATELLI D’ITALIA
Leggi il programma: https://www.flipsnack.com/fratelliditalia/programma-in-sintesi.html
Cosa c’è
Il paragrafo riservato alla cultura si limita perlopiù ad affermare principi generici sull’importanza della difesa e della valorizzazione del patrimonio culturale in quanto espressione dell’identità nazionale. Si trovano anche riferimenti alla riqualificazione delle periferie come luoghi dove sviluppare il senso di appartenenza, alla lotta contro abusivismo e occupazioni, e alla valorizzazione di musei, teatri, musica, tradizioni popolari. Troviamo poi misure più circostanziate, quali: la deducibilità delle spese per consumo culturale personale; il rafforzamento degli strumenti di sussidiarietà pubblico-privato; il reintegro del 2×1000 alle associazioni culturali e di promozione sociale; l’affitto ‘a lungo termine’ a musei esteri del nostro materiale storico e artistico ‘inutilizzato’ a fini di ricavo e di pubblicità; un piano straordinario di manutenzione delle nostre città e di sostituzione edilizia (presente anche nel programma di coalizione); la ricostruzione responsabile delle zone terremotate.
Cosa non c’è
Non si trova alcun riferimento al lavoro e alle risorse umane, nonché alle professionalità dei Beni Culturali. Il patrimonio è citato solo come entità indistinta e del tutto accessoria, da ‘sfruttare’ ora per sviluppare l’identità nazionale e il senso di appartenenza, ora per rilanciare il settore del turismo, o addirittura per fare semplicemente cassa, tramite i prestiti all’estero. Non viene avanzata alcuna proposta di riforma del Ministero e degli organi periferici; manca ogni riferimento alla revisione dei percorsi formativi, al riconoscimento delle figure professionali, ad investimenti concreti e mirati per la tutela, la ricerca e la valorizzazione. Non viene poi chiarito come le proposte enunciate troverebbero attuazione in concreto.
Cosa ci piace
Non si può non condividere il riferimento all’importanza del nostro patrimonio artistico e alla valorizzazione dei musei diffusi, nonché la priorità data alla ricostruzione responsabile delle zone terremotate e la riqualificazione delle periferie e a piani straordinari di manutenzione delle città. Interessante e sacrosanta l’idea della possibilità di dedurre le spese per il consumo culturale personale, anche se forse sarebbe il caso di specificare per chi e come, così come il reintegro del 2×1000 alle associazioni culturali e di promozione sociale, e il rafforzamento degli strumenti di sussidiarietà pubblico-privato.
Cosa non ci piace
Vedi “cosa manca”, dove già abbiamo detto molto. La proposta di “affitto a lungo termine” a musei esteri del nostro materiale storico e artistico inutilizzato “con vantaggi di ricavo e di pubblicità per il nostro patrimonio” preoccupa, dato che in questo momento nel patrimonio “inutilizzato” troviamo beni che dovrebbero opportunamente essere tutelati e valorizzati in Italia, con opportuni investimenti di cui nel programma non si fa menzione. Non si comprende inoltre in che modo la sostituzione edilizia possa essere utile nella valorizzazione del paesaggio e dei siti di interesse monumentale.
Il generico riferimento al ‘rafforzamento degli strumenti di sussidiarietà pubblico-privato’ sembrerebbe alludere ad un ulteriore allargamento dell’intervento dei privati nella gestione del patrimonio culturale pubblico. Se così fosse, e così sembra, andrebbe a detrimento della natura prettamente pubblica dei beni culturali in quanto beni di tutta la collettività, contribuendo alla loro mercificazione.
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