Si tratta di fatti gravissimi e inaccettabili, tanto più se considerata la posizione rivestita da Sgarbi, al quale il governo avrebbe affidato la responsabilità di svolgere il compito di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale del nostro paese. Già a dicembre la notizia del presunto furto del quadro sembrava non aver destato grande preoccupazione tra i piani alti del MiC, che anzi ne avevano incomprensibilmente “giustificato” il comportamento definendolo un episodio personale della vita di Sgarbi, senza alcuna connessione con la posizione oggi rivestita dal critico d’arte. Ciò accadeva pochi mesi dopo la riunione a porte chiuse con la quale, in maniera del tutto arbitraria e a dir poco illecita, il sottosegretario ha invitato i propri colleghi ad applicare norme di esportazione per le opere d’arte ben più leggere di quelle previste dal Codice dei Beni Culturali. E mettendo in discussione l’autonomia degli uffici ministeriali. E dopo che era stato rivelato come utilizzasse la sua segreteria al ministero per prendere appuntamenti e organizzare conferenze a pagamento.
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