Invitiamo infine tutta la cittadinanza a rifiutare formule lavorative “invasive” che sfociano in compiti e ruoli per i quali è giustamente richiesta un’adeguata formazione, competenza e una qualifica idonea. Questa forma distorta di volontariato non solo grava e, in molti casi, preclude ogni possibilità lavorativa per i professionisti dei Beni Culturali, ma incide anche sulle qualità dei servizi.
Chiediamo a tutta la cittadinanza di riconoscere il ruolo storico e l’importanza strategica, per il presente e il futuro, della nostra cultura. Il nostro patrimonio esprime un potenziale formativo ed educativo, oltre che ludico, senza pari, e deve essere considerato come la più grande risorsa a nostra disposizione. Per questo dobbiamo tutte e tutti impegnarci a difenderlo, tutelarlo e valorizzarlo, riconoscendo a tutti i professionisti dei beni culturali una missione fondamentale nell’interesse di tutta la collettività e che deve essere supportata con tutele per non affidare il patrimonio culturale a chi professionista non lo è; una missione sostenuta da diritti e adeguata retribuzione, valorizzata con possibilità di esercitare la professione per chi si è formato con anni di studio e di specializzazione. É una questione di interesse collettivo per cui tutta la cittadinanza è chiamata a fare la propria parte!
Siamo convinti che non sia sufficiente questo appello per ribaltare le dinamiche del mercato del lavoro dei beni culturali. Tuttavia, la sottoscrizione di un Patto da parte di datori di lavoro e committenti segna un passo importante, riconoscendo che è nell’interesse di tutta la cittadinanza e anche di chi gestisce un’impresa che il lavoro culturale venga adeguatamente retribuito, valorizzato e rispettato. Così come il mondo dell’Accademia e gli stessi professionisti e aspiranti tali possono giocare un ruolo determinante: difendere chi può occuparsi del nostro Patrimonio culturale senza più cedere sul piano delle tutele e delle garanzie professionali.
Stiamo parlando di mansioni e competenze apprese con anni di formazione e specializzazione e che quindi sono una ricchezza per il Paese, per il suo patrimonio, per la sua identità: quei professionisti dei Beni Culturali svolgono una funzione sociale per la collettività, non è più rimandabile un pieno riconoscimento di questa realtà!
INDICE:
I. Perché un Patto per il lavoro culturale?
III. Impegni tra le parti
III.I Accademici, professori e formatori
III.II Professionisti e aspiranti tali
III.III Datori di lavoro e committenti
III.IV E infine… per tutti i cittadini
È possibile sottoscrivere il patto mediante l’apposito modulo di sottoscrizione presente in ogni sezione del documento, oppure mandando una mail all’indirizzo miriconosci.beniculturali@gmail, allegando il modulo di sottoscrizione compilato (modulo-sottoscrizione-plac).
Clicca qui per scaricare il pdf completo! PLaC
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