Ieri sono state comunicate le date delle prove preselettive del prossimo concorso MiBACT: dall’8 al 20 gennaio alla Fiera di Roma, alcuni gruppi alle 8.30 del mattino, altri alle 14.30. Sono attese 210 mila persone da tutta Italia. Chi, per puro caso, è stato selezionato per gli ultimi giorni di gennaio e per la sessione delle 14.30 avrà in molti casi esultato: vuol dire avere molto più tempo per riorganizzare la propria esistenza, vuol dire poter chiedere un giorno in meno di ferie, e vuol dire una spesa di gran lunga inferiore. Per tutti gli altri invece…
Chiunque organizzi un evento di scala nazionale a Roma sa benissimo che la norma è organizzarli nella tarda mattinata o ancor meglio nel primo pomeriggio, per favorire la massima partecipazione ed evitare di escludere persone per motivi geografici o economici (o entrambi). Evidentemente questo concetto alla Pubblica Amministrazione sfugge.
Per chiunque non viva relativamente vicino a Roma, diciamo non nel Centro, l’unico modo per essere alla Fiera di Roma alle 8.30 del mattino è quello di arrivare il giorno prima e dormire a Roma (a proprie spese), o quello di passare la notte in treno o in autobus arrivando alla stazione di Roma intorno alle 6 del mattino. Nel primo caso, si ha una costo aggiuntivo per tutti questi candidati, nel secondo caso, a fronte di un prezzo decisamente più contenuto per la trasferta, si costringe il candidato ad affrontare un concorso pubblico dopo una notte pressochè insonne o comunque passata in viaggio. Lo svantaggio rispetto a chi non ha affrontato lo stesso viaggio della speranza è evidente.
Non c’è alcun dubbio che tutti coloro che arriveranno da Lecce, da Reggio Calabria, da Trieste, da Torino, ma anche da molto più vicino, opteranno, nel caso in cui possano permetterselo, per un viaggio comodo nel giorno precedente alla selezione, e un posto letto a Roma per la notte: un centinaio o più euro, di tasca propria, solo per partecipare alla prova preselettiva. Tutti gli altri, quelli per cui 50 o 60€ risparmiati fanno la differenza, quelli che non hanno amici che li possano ospitare a Roma, quelli che non possono staccare due giorni dal lavoro, saranno costretti ad optare per scomodi viaggi notturni (se l’opzione esiste, per molte aree d’Italia non esiste proprio), o a rinunciare alla preselezione perchè “il gioco non vale la candela”.
Significa organizzare l’ennesimo concorso ingiusto, in cui le prove sono uguali per tutti ma le condizioni per arrivare alle prove cambiano a seconda dell’origine geografica e dello status economico. E tutto questo solo per concentrarci sulla spesa e i giorni di ferie, senza che 20 giorni di anticipo per preparare un concorso possono voler dire commissioni e lavori persi per un autonomo, che il concorso cade nel pieno della sessione di esame per tantissimi universitari, e tanti altri aspetti critici. Se si presenteranno in meno, molti meno di 210 mila, sarà perchè li avete costretti a scegliere: ma molti non avevano scelta. E anche per chi l’ha avuta e ce l’avrà, ci chiediamo: perchè la mala organizzazione dei concorsi pubblici deve gravare sulle famiglie e sui candidati stessi?
Sì, è l’ennesimo concorso organizzato così, non è una novità. E qui sta lo scandalo che gridiamo: uno Stato che non solo non riesce, ma non prova neppure a garantire uguaglianza di opportunità e diritti ai propri cittadini, è uno stato che ha fallito.
Basta coi concorsi pubblici che selezionano così. Basta.
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