Il Governatore della Sicilia Nello Musumeci ha deciso di affidare alla Lega l’assessorato ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, provocando la dura risposta dell’isola.
Il 12 Maggio è stata ufficializzata la decisione del Governatore della Regione Sicilia Nello Musumeci: la Lega entrerà per la prima volta in giunta, e avrà l’assessorato ai Beni Culturali e all’Identità siciliana. Certo non era attesa dal Governatore la reazione che s’è fatta registrare: a tre giorni dall’annuncio, la nomina, che sembrava destinata prima a un senatore lombardo, poi a un sindaco del messinese, resta ancora sospesa, segno che la giunta stia ragionando sul da farsi, probabilmente alla ricerca di un leghista siciliano con curriculum accettabile, in grado di far digerire all’isola la scelta.
La mossa di Musumeci è puramente politica, come da lui stesso spiegato. Ma anche da quel punto di vista ben poco giustificabile: infatti, la Lega (ex) Nord, alias “Noi con Salvini” alle ultime elezioni regionali del 2017, elesse un unico parlamentare, al quale se ne unirono poi altri quattro provenienti da liste vicine, per via del solito camaleontismo politico. La lista “Fratelli d’Italia-Noi con Salvini” (così come si presentava nel 2017) per l’Ars si era limitata al 5,65% dei consensi, non certo una percentuale consistente. Già questo aspetto toglie legittimità politica all’azione voluta da Musumeci.
Il tutto è amplificato dal fatto che la nomina riguarda proprio una poltrona in particolare, l’assessorato dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, come se si potessero dimenticare, o addirittura “premiare”, decenni di offese continue al popolo siciliano da parte del Carroccio. Affidare “l’identità siciliana” alla Lega (non più “Nord” nel nome, ma non nella dirigenza) per tanti è parso uno sbeffeggio ai valori del popolo siciliano, la cui storia è stata forgiata da millenni di solidarietà, inclusione e integrazione, e che non ha assolutamente nulla da spartire con i precetti del carroccio. Si ricorda che in seguito alla tragica morte del professor Sebastiano Tusa, lo stesso Nello Musumeci ha occupato ad interim la poltrona in questione per 14 mesi. Per quale ragione dopo più di un anno non ha trovato una soluzione migliore di questa?
Facile comprendere cosa intenda fare la Lega con il prezioso assessorato dei Siciliani, considerato che si tratta di un partito che, dove amministra, spesso non prevede proprio l’esistenza di assessorati alla Cultura. Come evidenziato da diverse fonti giornalistiche il primo punto sul quale il rimpasto vorrà puntare, sarà quello legato alla cosiddetta sburocratizzazione delle procedure, come affermato dal segretario siciliano del Carroccio Stefano Candiani. “Sburocratizzare”, nel linguaggio politico italiano, vuol dire più autorizzazioni a costruire, è ormai noto.
Si sa, le Soprintendenze sono “scassapaghiari” (come direbbe Peppino Impastato) e rappresentano spesso un ostacolo alla realizzazione di determinati progetti. Del resto, anche il leader leghista Salvini fa spesso notare quanto siano vetuste le sovrintedenze poiché non fanno altro che rallentare “progetti” di modernità e progresso. Il tutto si traduce, facilmente, in un’insana e assolutamente non richiesta voglia di cemento; chissà che non torni all’ordine del giorno il famigerato quanto inverecondo progetto del ponte tra Messina e Villa San Giovanni, visto che sembra non esserci un limite al grottesco in questa situazione.
C’è però dell’altro: risulta altrettanto grottesca la delega alla promozione della cultura e dei dialetti locali, uno schiaffo di dimensioni cosmiche ad una collettività che per anni è stata considerata da quel partito come parassitaria e culturalmente arretrata. La nomina, o meglio la nomina sospesa, lascia davvero l’amaro in bocca sia per come è stata maturata, sia per quello che rappresenta il comparto beni culturali per tutta la Sicilia.
Ma il forte grido di ribellione ha lasciato di stucco probabilmente anche la stessa giunta regionale. Sono partite, come ovvio, le opposizioni, sottolineando sia i ritardi sia l’inadeguatezza del partito leghista per rivestire quell’incarico. Ma la risposta dell’isola ha ben presto travalicato i confini dell’Ars. Forse la misura era colma, forse troppo grande era il salto mortale per passare dal compianto Sebastiano Tusa a un leghista senza curriculum, sta di fatto che i Siciliani da giorni rivendicano la possibilità di finirla con queste inutili mortificazioni e di poter essere padroni del loro Patrimonio culturale, come testimoniato dalle petizioni lanciate su Change.org, dall’assedio che vivono le pagine social del governatore, o dalla massiccia adesione al gruppo Facebook “Fuori la Lega dalla Sicilia – No i Beni Culturali alla Lega“, che in particolare ha promosso una protesta compatibile alle norme di sicurezza relative all’emergenza Covid-19, invitando i manifestanti a fotografarsi davanti a un monumento siciliano di interesse culturale con lo striscione dallo slogan #SleghiAMOlasicilia. Richiesta estremamente legittima, quella di togliere a un partito la cui dirigenza certo non ha mai avuto a cuore il destino della Sicilia, e votato da un’esigua minoranza, la possibilità di amministrare un assessorato tanto rilevante.
Ricorderemo quella bella chiacchierata a Palermo con Sebastiano Tusa durante un nostro evento pubblico tenutosi il 5 maggio 2018: personaggio con cui non sono mancate le divergenze, di cui non dimentichiamo gli errori, ma di levatura indiscutibile. Quei tempi sembrano già lontanissimi. La Sicilia merita ed esige rispetto.
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