Lettera inviata l’8 ottobre 2020 alle principali testate giornalistiche e reti televisive riguardo le giornate FAI d’Autunno e la corretta informazione.

Gentili giornalisti, direttori, editori, siamo un gruppo di lavoratori e lavoratrici del patrimonio culturale, che ormai da cinque anni si impegna per la dignità del lavoro culturale, per un’opera di sensibilizzazione e informazione dell’opinione pubblica.

Vi scriviamo riguardo ad articoli e servizi che stanno comparendo e, con ogni probabilità, nei prossimi giorni troveranno altro spazio sulle vostre testate, o che vi troverete personalmente a scrivere e redigere. Sono quelli riguardanti le giornate FAI d’Autunno, che quest’anno saranno ben 4. Gli articoli e i servizi reciteranno tutti, più o meno, così: “il 17 e 18 e il 24 e 25 ottobre tornano le Giornate FAI d’Autunno, che quest’anno raddoppiano. Quasi 1000 luoghi aperti, spesso in via eccezionale, dai volontari e dagli apprendisti ciceroni. Con un piccolo contributo puoi aiutare il FAI a salvare l’Italia”. Reciteranno quasi tutti così perché riprenderanno il comunicato stampa diffuso dal FAI e dalle tante delegazioni locali.

Vi scriviamo per chiedervi di fare di più, e vagliare con attenzione quel comunicato stampa. Ad esempio andando a controllare quante di queste aperture siano effettivamente straordinarie: molti dei luoghi coinvolti nelle giornate FAI (in alcune province la netta maggioranza) sono aperti tutto l’anno, e spesso gratuitamente (nella lista compaiono addirittura borghi e parchi, oltre a tanti musei aperti), concedendo al visitatore un’esperienza più rilassata o accompagnata da una guida professionale di sua scelta. Vi chiediamo anche di valutare quanti siano effettivamente i “volontari” coinvolti: nel caso dei ragazzi delle scuole superiori, ad esempio, si tratta di studenti in alternanza scuola-lavoro che si trovano lì per specifici obblighi formativi e non di volontari. E quest’anno saranno coinvolti anche Carabinieri in servizio.

Vi chiediamo infine di fare attenzione al modo in cui farete passare l’idea che un contributo al FAI aiuti a “prendersi cura del patrimonio d’arte e natura del nostro Paese”, o di “salvare l’Italia”. Il FAI infatti, in modo assolutamente legittimo essendo una fondazione privata, utilizza più del 99% dei ricavi per affari riguardanti la fondazione: acquisto e restauro di proprietà, stipendi, pubblicità, eventi. Vero è che queste proprietà vengono aperte al pubblico, ma vero anche che non si tratta del “patrimonio italiano”, ma solo di una minuscola parte in mano a una specifica realtà privata. Solo l’1% circa dei contributi che si versano al FAI vanno effettivamente al “patrimonio italiano”, inteso come patrimonio pubblico, di tutti i cittadini. E quest’anno, per dichiarazione della stessa Fondazione, la percentuale sarà ancor inferiore (cfr. pag. 45).

In conclusione, dato che la situazione del patrimonio culturale italiano e di chi vi lavora è molto difficile, per tanti motivi, ma anche e soprattutto a causa di una deregolamentazione dei contratti e di una dura concorrenza al ribasso sugli stipendi, anche dovuta al largo abuso del volontariato, vi chiederemmo di informare al meglio i vostri spettatori, ascoltatori e lettori, in modo che possano decidere se partecipare alle giornate del FAI e contribuire al sostentamento del FAI avendo chiari gli elementi essenziali per una decisione ponderata.

Vi ringraziamo per l’attenzione.

Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali


0 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *