Nell’ottobre del 2014 in Basilicata, una regione con moltissimi comuni a rischio spopolamento, inaspettatamente arriva una buona notizia, Matera è designata Capitale Europea della Cultura per il 2019. Bagno di folla in piazza San Giovanni, nel pieno centro storico della Città dei Sassi, e lacrime di gioia incontenibili in molti comuni lucani per la straordinaria vittoria.
Il titolo di Capitale Europea della Cultura in effetti offre alla città vincitrice un’eccellente opportunità per ricostruire la propria immagine, mettersi in evidenza a livello mondiale, creare posti di lavoro, attirare un numero maggiore di turisti e ripensare il proprio sviluppo attraverso la cultura, con un potenziale impatto a lungo termine.
Ma, a pochi mesi dalla chiusura dell’iniziativa, possiamo dire che Matera e l’intera Basilicata stanno sfruttando al meglio questa enorme occasione? Ricostruendo in breve la storia dalla nomina, passando per la cerimonia di apertura e valutando il bilancio relativo ai primi cinque mesi, pare proprio di no. E tutti i peggiori presagi, nonostante comunicati stampa roboanti, sembrano essersi avverati. Vi spieghiamo come e perchè.
Gli errori iniziano fin dal principio. Come ormai sovente capita nel nostro Paese, la gestione del grande evento culturale è stata affidata a una fondazione di partecipazione, la Fondazione Matera-Basilicata 2019, con il compito di rilanciare Matera e creare in Basilicata la più grande piattaforma aperta del sistema culturale del Mezzogiorno d’Europa. Gestirà tutti i fondi dell’evento, con dirigenza di nomina politica. Fin da subito da più parti si è lamentata la totale assenza di approcci e momenti di condivisione partecipata alla programmazione e sviluppo del grande evento. Tralasciando beghe politiche (il cambio di giunta a Matera nel 2015) e malcontenti diffusi, di fatto nonostante i massicci investimenti economici molti progetti sono oggi ancora in fase di realizzazione. Nel dossier finale di candidatura si legge: “Matera è molto più vicina al resto d’Italia e all’Europa di quanto si creda. La sua apparente difficoltà a essere raggiunta è più percettiva che reale”. Ciononostante la Fondazione pianifica di investire circa 457 milioni di euro per migliorare e riqualificare alcune connessioni viarie strategiche come l’asse Matera – Bari centrale – Bari Aeroporto, rafforzare il servizio pubblico verso i principali poli urbani e favorire forme di mobilità. Dopo due anni e mezzo dalla nomina e con 217 milioni di euro già stanziati, mancavano collegamenti, accoglienza e coordinamento delle attrazioni turistiche. Questa pesante inadempienza spinge la giuria europea, che controllava l’avanzamento del progetto, a manifestare la propria profonda preoccupazione “rispetto alla struttura della governance della Fondazione Matera 2019 che continua a risultare estremamente poco chiara ed eccessivamente complessa, ostacolando il progresso del progetto”. Nel mentre, l’altra capitale europea della cultura, la città bulgara di Plovdiv, nominata assieme a Matera per il 2019, con un budget sei volte inferiore aveva già ricevuto l’elogio dall’Ue per lo stato di avanzamento dei lavori. Ad oggi, dopo quasi dieci mesi dall’inaugurazione dell’evento, i lavori di riqualificazione della stazione ferroviaria di Matera Centrale (l’opera più importante e simbolica) sono ancora in corso. Figuriamoci gli altri. Come sono stati spesi quei 457 milioni?
Di fatto la semplice nomina, e non il miglioramento delle infrastrutture, ha fatto schizzare i numeri turistici: tra 2010 e 2017 i visitatori sono aumentati del 176%, tra 2017 e 2018 del 20%. In un contesto simile “rafforzare la visibilità e il posizionamento turistico internazionale di Matera”, uno dei principali obiettivi prefissati dalla Fondazione, sembra raggiunto ancor prima di iniziare, e gli obiettivi principali ci si aspetta divengano la stabilizzazione della crescita e l’aumento dei posti di lavoro legati all’evento. La Fondazione prevede per il 2019 700 mila turisti, non molti in più del 2018.
Il bilancio dei primi sei mesi di attività non parla di arrivi turistici, ma parla di 80 mila ingressi agli eventi (che dunque possono essere ingressi della stessa persona) e 36 mila passaporti (sorta di biglietti che permettono di accedere a tutti gli eventi) venduti. Se i numeri non ingannano, qualcosa è andato clamorosamente storto. Nonostante centinaia di milioni di euro investiti e una massiccia copertura RAI.
Si diceva, il boom occupazionale, come sta andando? Nel bilancio sopracitato le uniche forze lavorative menzionate sono i volontari, 1468 per essere precisi, un vero e proprio esercito che si è adoperato per la buona riuscita di questo importante evento. Nessun dato viene evidenziato per quanto concerne assunzioni e tipologie contrattuali impiegate. Eppure, nella città lucana, per tutto il 2019, sono previsti 450 eventi di arte classica e contemporanea (mostre, installazioni, attività educative) che coinvolgono teatro, musica, letteratura, anche lo sport: non hanno incrementato gli impieghi professionali? Nonostante un evento di tale portata? In previsione di una partecipazione turistica sul territorio così massiccia? Certo, bar, alberghi, ristoranti, lavorano, quest’anno: ma gli operatori con quali contratti sono assunti?
Nei mesi passati in diversi si erano già resi conto di cosa stesse accadendo, e di quali sarebbero state le conseguenze. Dal 2015 ad oggi gli avvisi pubblici emanati dalla Fondazione (visibili sulla loro pagina qui) sono dodici in totale, per un totale di 23 operatori, quasi tutti assunti con contratti brevi o workshop, oltre alla creazione di un albo per 40 iscritti Makers e Linkers (in inglese per darsi un tono). La selezione delle persone è avvenuta sulla base di criteri ampiamente discrezionali. E ancora, sono state segnalate assunzioni dirette, all’interno dell’organico della Fondazione, di personale senza alcuna competenza specifica (per saperne di più). Nel frattempo si puntava anima e corpo sul lavoro gratuito: con una call lanciata durante le fasi iniziali del lungo cammino verso Matera Capitale Europea della Cultura, in cui si esortano i cittadini a “non perdere questa opportunità per la propria crescita e per il proprio futuro diventando volontario per Matera 2019”, con una fallimentare festa per intercettare volontari organizzata nel 2018, e con video su video pubblicati fino all’inizio di gennaio. Nulla di simile si è registrato nella ricerca di capaci professionalità. A evento iniziato si è corsi ai ripari con bando indetto da Ales per ben 8 addetti all’assistenza al pubblico e alla vigilanza: tutto il peso dell’evento è ricaduto su pochissimo personale privo di un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato e su una massa di volontari.
E come se non bastasse, nella relazione analitica del 28 giugno scorso, la Fondazione Matera-Basilicata 2019 ha rendicontato spese mensili per personale (84 dipendenti compresi i COCOCO) pari a 250 mila euro. Costo allarmante che ha spinto la Confesercenti Provinciale di Matera a chiedere alla Fondazione di “poter conoscere meglio l’impiego di tali risorse, poiché trattasi di risorse pubbliche, e quindi dei cittadini e delle imprese, […] considerando i risultati mediocri, che i lavori della stessa Fondazione, stanno apportando alla Città di Matera e alla regione Basilicata, considerando, inoltre, che molti degli addetti ai lavori, lamentano di essere volontari”.
In ottobre, ormai a due mesi dalla chiusura dell’evento, i collegamenti promessi ancora non ci sono, attrattori turistici e culturali straordinari come la Balena Giuliana sono ancora chiusi in delle casse, il più importante Museo della città non ha un sito internet o una pagina sui social, ma, cosa più importante, non vi è alcun tipo di motivo per credere che registreremo un aumento occupazionale e turistico sostanziale nei prossimi anni. Eppure sono stati spesi centinaia di milioni di euro.
Lo impariamo per l’ennesima volta: gli investimenti più importanti sono quelli sul lavoro e sulla professionalità, non si possono organizzare grandi eventi puntando sull’abbassamento degli stipendi (in questo caso, come in altri, non si può parlare di abbassamento dei costi….), e creare Fondazioni che gestiscano fondi pubblici, molto spesso, è sinonimo di gigantesco spreco.
La Basilicata si rimboccherà le maniche per rimediare a questa gestione davvero sconcertante. E che serva da lezione a tutto il Paese.
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