L’associazione Mi Riconosci? aderisce allo sciopero generale e sociale del prossimo 29 novembre per chiedere a gran voce un netto cambio di direzione al Governo Meloni, che garantisca maggiori investimenti pubblici e non leda i diritti fondanti di uno stato democratico.

Negli ultimi anni l’Italia ha conosciuto una evidente crescita del precariato e del lavoro povero a fronte di una diminuzione dei servizi pubblici e del supporto dello Stato alle persone in difficoltà. Il Governo Meloni non solo non ha invertito questa direzione ma, con la manovra di Bilancio per il 2025, ha ridotto ulteriormente il welfare universalistico e gli investimenti nei settori della cultura, dell’università, della scuola, della sanità e dei trasporti. Come se non bastasse questo a prospettare un peggioramento delle condizioni di vita delle persone, il Governo sta portando avanti una politica securitaria e repressiva, confluita nel cosiddetto DDL 1660, fomentando un clima di intimidazione nel Paese, minacciando la libertà di espressione del dissenso.

Per opporci a tutto questo, come associazione Mi Riconosci?, aderiamo allo sciopero generale e sociale  proclamato per il 29 novembre. Saremo nelle piazze per gridare la nostra ferma opposizione a questa manovra economica, al DDL sicurezza e allo stanziamento di consistenti fondi in favore dell’industria delle armi. Rivendicheremo, ancora una volta, la necessità di maggiori investimenti e assunzioni da parte dello Stato nei servizi pubblici, in particolare nel settore culturale e della ricerca, anche per fermare la politica delle esternalizzazioni e garantire contratti idonei e retribuzioni dignitose per tutte e tutti. Manifesteremo contro ogni forma di discriminazione di genere e contro la mercificazione del nostro patrimonio culturale, sempre più spesso messo a disposizione del miglior offerente per diventare sfondo di eventi privati ed escludenti. Chiederemo a gran voce azioni concrete a sostegno del diritto alla casa e contro il fenomeno dell’overtourism che sta distruggendo le nostre città e il loro tessuto sociale in nome del profitto di pochi. Una democrazia funzionante necessita di un sistema culturale sano, in cui la cultura possa essere mezzo di emancipazione e uguaglianza sociale. Questo sciopero sarà quindi l’occasione per riproporre l’istituzione di un Sistema Culturale Nazionale, un sistema che, sul modello del Servizio Sanitario Nazionale, raccolga e coordini – in un’ottica collaborativa e organica – tutti gli istituti e spazi culturali pubblici, con l’obiettivo di offrire servizi di qualità e garantire il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Un sistema che abbia dunque come fine ultimo la crescita sociale e culturale delle comunità e delle persone, liberando la cultura dalle rivendicazioni nazionali e dalle strumentalizzazioni elitarie.

Lo faremo insieme ai sindacati, alle associazioni, alle realtà sociali e alle persone che, come noi, lottano e si impegnano quotidianamente per contribuire al miglioramento del Paese, al fianco di chi vive sulla propria pelle la precarietà e l’aumento del costo della vita, dando voce a chi non potrà esserci. Solo unendo le battaglie e mettendo in atto una lotta intersezionale potremo raggiungere la giustizia sociale, quella climatica e tutti i cambiamenti necessari per assicurare a tutte e tutti un futuro migliore.


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