L’associazione Mi Riconosci, dopo mesi di lavoro contro una Fondazione per la Cultura che investirebbe anche la gestione di Castel Nuovo, solidarizza col personale interno, che dichiara due ore di sciopero al giorno, a partire dal 7 luglio, per accendere i riflettori sui disagi che vivono quotidianamente.

Il 7 maggio 2022 i giornali tuonano: “Maschio angioino, i dipendenti non parlano inglese”, oppure: Maschio angioino chiuso per due ore al giorno: meglio affidarlo ai privati e ancora “lavoratori in sciopero”. Ma è proprio così? Analizzando i contenuti dell’articolo del Mattino scopriamo in realtà che i lavoratori lamentano molto di più: mansioni non di loro competenza e di conseguenza paghe minori del dovuto, la presenza di associazioni che chiedono un biglietto molto superiore a quello che incassa il Comune, per mostrare in esclusiva alcuni luoghi del castello, il rischio della privatizzazione della gestione (tutt’altro rispetto ai titoli sovracitati!).

I lavoratori dichiarano uno sciopero di due ore al giorno per essere ascoltati: si tratta di personale ex LSU di categoria A e B che, senza supporto di funzionari, è tenuto a svolgere mansioni al di sopra delle proprie competenze e capacità. “La mobilitazione porterà qualche disagio ai turisti, ma si è resa necessaria a causa delle mancate risposte dell’amministrazione. L’obiettivo sarebbe quello di fornire un servizio migliore al turista. Non chiediamo mica la luna. Vorremmo mettere in condizione i nostri lavoratori addetti alla biglietteria di avere meno difficoltà” ha spiegato il coordinatore.

Di recente il comune ha assunto 20 istruttori direttivi culturali (funzionari di categoria D) e solo 3 istruttori culturali (categoria C) ma nessuno di quei lavoratori è stato assegnato alle relazioni con il pubblico. Il piano di fabbisogno recentemente approvato, poi, prevede l’assunzione entro l’anno di altri 41 istruttori direttivi culturali e solo di 10 istruttori culturali. Per fronteggiare le problematiche sollevate dal personale, invece, ci sarebbe bisogno di assumere sia custodi semplici (cosa che risolverebbe il problema delle aperture di tutte le strutture culturali comunali e non solo del castello) sia un numero adeguato di personale di vigilanza di categoria C, in grado di interfacciarsi con il pubblico, anche straniero.

Mi Riconosci, insieme a diverse associazioni, comitati, e la rete dei beni comuni si sono mossi da mesi contro la privatizzazione dei beni culturali napoletani: eppure certe privatizzazioni si sono già insediate nel sistema, come denunciano i dipendenti comunali. Se paghi un biglietto ordinario (6€), non hai diritto a vedere tutto: ti toccherà pagare un ulteriore ticket di 10€ ad una delle associazioni private che abbiano prenotato in anticipo per poter accedere ad alcuni spazi (Prigioni, Terrazza Panoramica, spazi della Sala dei Baroni). Una cifra considerevole che va quasi interamente ad un ente privato (il Comune percepisce da queste associazioni solamente 130€ al giorno, come spiega il Mattino).

Nonostante le mobilitazioni di questi mesi, tra cui: due petizioni online (di Mi Riconosci Campania e di Demanio Costituzionale), due presidi di piazza (a Castel dell’Ovo e a piazza Municipio), assemblee pubbliche che si esprimono contro le attuali politiche culturali della città, in particolare la creazione di una Fondazione e la svendita di patrimonio, da parte del sindaco non è arrivato nessun tentativo di dialogo. La stampa dell’ultimo periodo accelera vertiginosamente il favore verso i piani del sindaco e del ministro Franceschini. Si va dalle accuse di una “città del no”, in cui le critiche non sarebbero mai costruttive (eppure dallo scorso marzo i cittadini vorrebbero incontrare il sindaco per discutere il piano Cultura), a quelle di “immobilismo di sinistra”. Ma questi signori che lanciano opinioni roboanti sulle testate nazionali e locali, non si sono degnati di ascoltare le ragioni delle piazze, tutt’altro che accusabili di immobilismo.

Le cittadine e i cittadini hanno chiesto presenza capillare delle biblioteche nel tessuto urbano, e in particolare una grande biblioteca moderna nell’Albergo dei Poveri. La Biblioteca Nazionale invece resti dov’è, per lasciare la possibilità alle persone di fruire in pieno centro di un servizio gratuito al cittadino come quello bibliotecario e delle mostre gratuite che ciclicamente la biblioteca propone, con tanto di visite guidate gratuite, accompagnati dalla bellezza dei giardini e della sede storica.

Il sindaco Manfredi intanto in un’intervista al Mattino dichiara che “l’ultima decisione sullo spostamento della biblioteca nazionale spetta al Ministero della Cultura”, lavandosi le mani rispetto ai bisogni dei cittadini, veri fruitori di quel luogo. Fino a quando il sindaco e il ministro saranno disposti ad operare senza ascoltare la città? Mi Riconosci continuerà a difendere l’accessibilità alla cultura e la dignità di lavoratrici e lavoratori.


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