PARTITO DEMOCRATICO

Leggi il programma qui: http://www.matteorenzi.it/wp-content/uploads/2018/02/PD2018-programmaA4-H.pdf)

Cosa c’è

Nell’introduzione si propone una sorta di visione ampia del termine “cultura”, dando in apertura quasi per assodata la tutela del patrimonio per poi allargare il quadro alla impresa culturale, al cinema, al design, fino alla cultura tecnico-scientifica. Tutta la sezione quindi tratta il tema dei Beni Culturali insieme ad altri temi molto molto diversi, e soprattutto con problematiche ed esigenze molto diverse.

Seguono due paragrafi dal titolo: “Rigenerare i territori e le città attraverso la cultura” e “Cultura è produzione, non solo tutela” con alcune proposte programmatiche.
In quanto partito di governo negli ultimi anni, il programma rivendica di aver rilanciato il settore con le politiche adottate attingendo ad alcuni dati positivi (boom di visitatori, +30%, e degli incassi, +53%, l’assunzione di 1.000 funzionari tecnici dopo anni di blocco, Il bilancio del Mibact è aumentato del 62,5%.).

Le proposte programmatiche restano per lo più su un livello generale, in alcuni casi vago, condizione che non sempre consente di entrare nel merito delle questioni.


Cosa non c’è

Significativamente il programma non entra nel merito delle iniziative più contestate degli ultimi governi a trazione PD, a partire dalla riforma del MiBACT che ha coinvolto le sovrintendenze e dal dilagante ricorso al volontariato sostitutivo del lavoro dei professionisti. Anzi, la questione del riconoscimento delle professioni non viene minimamente affrontata, nemmeno al livello base della dovuta attuazione della legge 110/14. Non si parla concretamente di quanto si pensa di investire su tutela e valorizzazione, per aumentare l’organico; nessun accenno al problema del lavoro povero e precario nel settore, né del riequilibrio delle percentuali di incasso, a favore dello Stato, relative all’esternalizzazione dei servizi aggiuntivi.


Cosa ci piace

La proposta “Un patrimonio al sicuro” che prevede la messa in sicurezza del patrimonio culturale oltre l’emergenza con la messa in sicurezza dei beni culturali in aree ad alto rischio sismico (sul come non ci piacciono: istituire un fondo “Patrimonio al sicuro” per piccoli interventi). Piani per assicurare la tutela e la valorizzazione sostenibile del paesaggio. Interesse verso le periferie urbane, piano di rigenerazione delle aree dismesse.
Alcune delle proposte. Piano nazionale per la cultura digitale: istituire un fondo unico che raccolga tutti i finanziamenti già esistenti per completare la digitalizzazione e catalogazione del patrimonio culturale italiano; di introdurre la formazione al digitale obbligatoria, permanente e strutturale degli operatori; di potenziare le infrastrutture (banda larga in tutti i musei, archivi, biblioteche e altri luoghi della cultura pubblici entro il 2023).
Erasmus della cultura: strutturazione di una rete dei luoghi del sapere (teatri, cinema, musei, siti archeologici, biblioteche) che ospitino scambi per giovani studenti in alternanza, universitari o tirocinanti in ambito culturale.

Cosa non ci piace

La mancanza di un’analisi che tratti di risorse umane, investimenti, struttura ministeriale, lotta al precariato, lavoro di qualità. Lo scarso impegno e partecipazione dello Stato, nel senso che tutte le proposte di investimenti o indagini richiedono la partecipazione di terzi, vengono “appaltati” a cittadini, turisti, nuove tecnologie, imprese culturali. ES: progetto Bellezza@ dove tutti potranno segnalare, utilizzando anche una mail, luoghi pubblici e spazi da ristrutturare, recuperare o reinventare. E i privati da aiuto necessario e occasionale sembrano diventare panacea di tutti i mali.

Peraltro, iniziative come Bellezza.it, caratterizzate dalle segnalazioni dei singoli cittadini al governo, sono state più volte proposte durante il governo Renzi, senza registrare buoni risultati: anche laddove la raccolta di istanze ha destato maggiori energie, si è registrato una preoccupante carenza di programmazione e di individuazione delle priorità.

Il “nuovo mecenatismo culturale”, con il potenziamento dell’Art Bonus con nuovi meccanismi di raccolta fondi, incentivando e semplificando micro-donazioni di cittadini e turisti grazie all’uso di nuove tecnologie, prosegue sulla strada inaugurata dal governo Renzi (e da Franceschini per quanto riguarda i beni culturali), che come tutti sanno non è sbagliata ma si è dimostrata insufficiente.
Rendere strutturale il bonus cultura per i neo-diciottenni (18app), una misura che non ci ha mai convinto: costosissima, poco produttiva, scarsamente, forse nullamente, collegata con un progetto complessivo di accesso alla cultura, questione prioritaria e non adeguatamente affrontata da questa programma.


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