La Rocca di Gradara passa dal Ministero al Comune, suscitando la preoccupazione dei sindacati che denunciano il rischio del’ennesima privatizzazione di un bene pubblico.

La Rocca di Gradara (PU) rappresenta l‘ennesimo fallimento del MiBACT nel creare forme di gestione dei Beni che funzionino e che coinvolgano chi vive quei luoghi. Il monumento a gestione statale, una fortificazione di XII secolo ampiamente rimaneggiata nel Novecento, rappresenta una delle più importanti attrattive turistiche al confine tra Marche e Romagna. Chi lo conosce sa che è un’attrattiva mal gestita e mal organizzata, troppo prona al turismo di massa, tanto che la falsa attribuzione del luogo a teatro delle vicende dantesche di Paolo e Francesca è tuttora presente nel sito istituzionale.

 

Proprio la gestione del sito è stata oggetto di forti critiche in questi anni. E adesso, attraverso troppa segretezza e scarso coinvolgimento democratico, passerà al Comune, con il Ministero dei Beni Culturali come partner. Un tipo di operazione già vista, portata avanti dopo anni di tagli al personale, funzionali solo a creare vuoti e mancanze gestionali. La denuncia della CGIL – riportata da diverse testate locali – evidenzia uno schema tristemente noto: nel giustificare la cessione si lamenta “l’incapacità gestionale,” tralasciando però che sia causata non da incapacità congenita ma “dalla caduta esponenziale dei livelli occupazionali interni”, per poi portare avanti una malcelata privatizzazione, attraverso un Consorzio o una Fondazione, tutta ai danni dei lavoratori (presenti e, soprattutto, futuri) e che per sopravvivere dovrà spingere sempre di più sul turismo di massa. Una ricetta che abbiamo già visto e che sappiamo essere fallimentare, specie se affrontata coinvolgendo pochi soggetti con grande forza economica e non i cittadini.

 

Ovviamente, denuncia inoltre la CGIL, non si è ancora parlato con chiarezza di lavoro alla Rocca: come saranno garantite le aperture? Chi verrà assunto? Saranno come già sperimentato le associazioni di volontariato a togliere le castagne dal fuoco all’amministrazione? Molti punti di questa vicenda sono ancora poco chiari, tanto che poche ore dopo il comunicato sindacale il comune si è affrettato a smentire che si stia creando una Fondazione, incontrando un altro sindacato, la CISL FP. 

 

Ma, se si impara dagli errori, un fallimento può diventare una buona occasione: se nella gestione dell’ente si coinvolgeranno cittadini e associazioni locali, che lamentavano difficoltà nel comunicare con il Ministero, la nuova gestione della Rocca di Gradara potrà davvero essere partecipata, e potrà rinunciare al turismo di massa, in favore di un modello più sostenibile. Certo, tutto ciò si otterrà solo con il dialogo e l’ascolto, e non con passaggi di consegne che avvengono tenendo all’oscuro la cittadinanza, troppo simili a tanti altri casi in cui una lunga storia di gestione pubblica volutamente depotenziata fu anticamera di privatizzazioni che tolsero risorse al territorio. 



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