Il crollo del turismo ha dimostrato che Venezia, più che beneficiare dei flussi turistici internazionali in crescita, ne è ostaggio. La Fondazione che gestisce i Musei Civici, perfettamente in linea con questo quadro, ha dichiarato senza remore di essere disposta ad aprire solo in presenza di turisti in città. Ciò accade nonostante numeri ed incassi (e relativi dividendi) costantemente in crescita nell’ultimo decennio. La decisione adottata, ovvero chiudere ogni museo e sospendere ogni attività – salvo una breve riapertura di pochi giorni in occasione di una temporanea presenza turistica – non solo priva i cittadini di servizi, ma espone a rischi la conservazione e interrompe la ricerca: situazione che fa il paio con la sospensione o l’impossibilità di accedere a determinati servizi ormai da un anno, come nel caso di diverse biblioteche e archivi. Un atteggiamento che è logica conseguenza di un sistema culturale basato su privatizzazioni e sfruttamento, frutto di una deriva politica pluridecennale, a vantaggio di pochi gruppi d’interesse che lucravano e lucrano sul grande turismo di massa. Una situazione non limitata al settore culturale, che comporta un grave abbassamento qualitativo del servizio appaltato ed uno sfruttamento e impoverimento diffuso, contribuendo a moltiplicare il modello di lavoro precario e flessibile che ci ha portato a questo disastro socioeconomico, cui la pandemia ha solo dato l’accelerazione finale.
0 Comments