Questa visione stereotipata, tra l’altro, confluisce in un modello di valorizzazione e tutela del patrimonio culturale che svilisce un po’ tutte le professioni culturali, in primis quella di archeologo, che troppo spesso sono ritenute superflue e sostituibili con attività di volontariato. Anche gli architetti, inoltre, specie i più giovani, si ritrovano a combattere mentalità e atteggiamenti che sminuiscono la professionalità acquisita, tanto dal punto di vista economico quanto delle competenze. Ci si aspetterebbe, dunque, che gli enti e le istituzioni che formano e tutelano archeologi e architetti fossero solidali con le guide turistiche e operassero per stigmatizzare tali comportamenti, anziché avvallarli o addirittura, come in questo caso, rendersene partecipi.
Il tempismo, inoltre, non potrebbe essere peggiore. A causa della pandemia globale, il settore turistico è in ginocchio da un anno e mezzo, e lo sarà per ancora chissà quanto. Le timide aperture delle prossime settimane rappresentano, per molti operatori, la speranza di guadagnare qualcosa per pagare le tasse e le spese quotidiane. E invece si ritrovano soggetti alla sleale e abusiva concorrenza delle associazioni di volontariato, che mostrano una disarmante mancanza di sensibilità.
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