La storia infinita dei titoli del restauro
Ci risiamo. Il 29 febbraio 2016 il MIBACT per l’ennesima volta si è dimostrato incapace di far fronte agli impegni presi, e per il riconoscimento della qualifiche professionali in ambito culturale in molti dovranno ancora aspettare: stavolta il vergognoso trattamento spetta ai collaboratori restauratori, mentre i restauratori stessi stanno alla finestra in attesa di conoscere la propria sorte.
Il 22 dicembre 2015 il Mibact ha comunicato mediante circolare che gli esiti del bando per l’acquisizione della qualifica di collaboratore restauratore sarebbero arrivati con 60 giorni di ritardo, entro il 29 febbraio 2016. Peccato che fossero solo gli ultimi 60 di una lunga serie. Peccato che gli stessi esiti dovessero divenire pubblici a marzo 2015, e che la procedura di selezione si sia conclusa ad ottobre 2014. Peccato che una commissione sia stata costituita solo a fine agosto 2015, e che una precedente circolare avesse parlato di una graduatorie stilata (in proroga) entro il 31 dicembre 2015. Ora si è arrivati al 2 marzo 2016. E nulla è stato pubblicato, nulla. E le vittime sono già sul piede di guerra. Un modus operandi vergognoso (c’è infatti un precedente datato 2009-2010), una generazione di professionisti in costante attesa, e sempre più arrabbiata. Non abbiamo intenzione di subire questo trattamento a lungo.
Chissà quando potremo mai vedere pubblicati gli esiti, ormai mitologici, di questo bando. D’altronde, anche nel caso in cui l’elenco fosse stato pubblicato entro il 29 febbraio, il povero collaboratore restauratore si sarebbe ritrovato ancora ad attendere, perché non può essere affiancato ad un restauratore (l’avreste mai detto?) ancora non riconosciuto.
Infatti, anche i restauratori stanno affrontando fatiche ciclopiche per raggiungere l’agognato riconoscimento. Il 22 giugno 2015 è stato pubblicato il bando per l’acquisizione della qualifica di restauratore tramite una procedura telematica aperta dal 31 agosto al 30 ottobre 2015, che ha presentato per gli aspiranti restauratori non poche difficoltà. Già nei primi giorni di apertura della selezione sono state diverse le segnalazioni dagli utenti di errori nel sistema, relativi alle attività svolte, ai punteggi di titoli posseduti e agli interventi realizzati. Per non parlare poi delle difficoltà nel reperimento dei documenti indispensabili per poter effettuare la richiesta: numerosi sono stati coloro che hanno mandato diffide ad alcune Soprintendenze, le quali non davano riscontro alle richieste inviate, o chiedevano ulteriori integrazioni alle domande fatte per poter ottenere i dati necessari. Tanto che, per far fronte al problema, il 6 ottobre 2015 il Mibact ha dovuto pubblicare un avviso in cui dichiarava la possibilità di presentare la documentazione delle Soprintendenze, attesa dai restauratori, dopo la conclusione della procedura telematica, entro 20 giorni dall’avviso ministeriale di rigetto della domanda effettuata. E via altra fatica, altro tempo, altro sudore.
Gli esiti del concorso per conseguire la qualifica di restauratore, per coloro che hanno sopportato tutte queste fatiche, sono fissati per il 31 maggio 2016, con la possibilità di un’ulteriore proroga di 60 giorni. E visto che le proroghe quando non erano previste ci sono state… Queste qualifiche rischiano di essere un miraggio ancora a lungo.
Una vergogna continua, una storia infinita che andrà avanti chissà ancora per quanto tempo, e a cui sta a noi porre fine…
6 Comments
Presidente ACR Avv. Daniele Ingarrica · 02/03/2016 at 13:03
Articolo preciso e puntuale al quale vorrei aggiungere solo una novità di cui sono venuto direttamente a conoscenza questa mattina. Ovvero che, sebbene in ritardo, e contrariamente alle voci decisamente allarmistiche sulla previsione di uscita degli elenchi da collaboratore restauratore, il Ministero prevede la pubblicazione degli elenchi nel range temporale che va dai 7 ai 15 giorni
lamori84 · 02/03/2016 at 14:20
In tanti come me, hanno partecipato a entrambi i bandi, per non correre il rischio di non trovarsi proprio da nessuna parte, e buttare al vento anni di studio e di lavoro, per chi ha avuto la fortuna di lavorare. Una delle tante assurdità in queste procedure di selezione pubblica è stata cambiare i criteri di accettazione e inserimento dei titoli di studio: tanti come me sono in possesso sia di una Laurea che di un Diploma di Restauro, presso scuole regionali per esempio; era possibile inserire più titoli per la qualifica di collaboratore, non lo è stato per quella di restauratore. Il partecipante al bando era costretto a scegliere il titolo da inserire in base a un mero calcolo di quale titolo gli avrebbe fornito più punti. Ma per un restauratore non potrebbe essere un valore aggiunto avere più titoli?! Un’altra assurdità è stata la richiesta vincolante di allegare documentazione che un dipendente poteva ottenere solo ad esclusione delle aziende o delle sovrintendenze. L’alternativa fornita in ultima battuta, a seguito delle numerose lamentele, è stata quella di allegare la raccomandata di richiesta della documentazione. Queste e tante altre assurdità. Intanto noi aspettiamo e assistiamo all’assegnazione dei lavori di restauro anche di grandi opere alle ditte edili. Oltre al danno, la beffa.
antonina sacchetti · 14/06/2016 at 17:31
non so che dire!!! so solo che mia figlia 34 anni si è beccata un pesante esaurimento nervoso
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