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Un nuovo bando ministeriale per la Direzione Generale Biblioteche cerca personale a partita IVA con otto anni di esperienza, per pochi mesi di collaborazione.

Sembra proprio che al Ministero della Cultura abbiano deciso di affrontare questa crisi senza precedenti dell’intero settore culturale speculando come non mai sulla disperazione dei precari del settore. Dopo aver pubblicato a dicembre un bando che chiedeva fino a 15 anni di esperienza per collaborare a partita IVA per pochi mesi con le Soprintendenze di tutta Italia (requisiti di cui neppure il neo-direttore di Pompei Gabriel Zuchtriegel è in possesso), e dopo aver pubblicato un bando in gennaio per tirocinanti ultraspecializzati, ecco che pochi giorni fa viene pubblicato un nuovo bando: ben 80 collaborazioni richieste dalla Direzione Generale Biblioteche e Diritto d’Autore, 31 amministrativi-contabili e 49 catalogatori.

E i requisiti, come ormai da tradizione, sono da dirigente più che da precario a partita IVA da impiegare per pochi mesi. Per i catalogatori si richiede “esperienza professionale di almeno otto anni, di cui almeno quattro anni maturata in incarichi di inventariazione, catalogazione o digitalizzazione di beni librari” e “conoscenza avanzata dello specifico software applicativo di catalogazione utilizzato nella sede indicata nella domanda di partecipazione”. Per gli amministrativi invece: “esperienza professionale di almeno otto anni, di cui almeno quattro anni maturata in incarichi di collaborazione amministrativa o contabile con pubbliche amministrazioni, nello svolgimento di assistenza amministrativo-contabile presso Enti pubblici e privati o nello svolgimento di procedure per l’acquisizione di servizi e forniture e per l’esecuzione di lavori”, oltre all’iscrizione al “registro dei revisori contabili, all’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili o all’albo degli avvocati”.

Non paghi, però, i dirigenti della DG Biblioteche, oltre a chiedere un’esperienza spropositata per una collaborazione a partita IVA, decidono di ignorare le lauree magistrali in Biblioteconomia nonché le Scuole di Archivistica: per i catalogatori infatti è richiesto soltanto, genericamente, un “diploma di laurea vecchio ordinamento o laurea magistrale in Lettere con indirizzo storico-artistico o in Lingue e culture moderne o in Beni culturali o equipollenti”. 

Sembra piuttosto chiaro che questo bando sia utilizzato per mettere al lavoro collaboratori precari storici, sembra piuttosto chiaro che di fronte a un problema sistemico (la carenza di personale e competenze) si intervenga con tamponi ad hoc cercando di procrastinare un’emergenza senza fine. Ci sarà la fila per questi bandi, è ovvio: il compenso proposto (32 mila euro annui lordi, ma per soli sei mesi) è manna nel deserto per la situazione che vivono i professionisti del settore. E proprio per questo sperperare denaro speculando sul precariato senza proporre soluzioni sistemiche è terribile, vergognoso, ingiustificabile. La DG Biblioteche e il Ministero prendano atto che è necessario invertire la rotta, subito, come noi e tanti altri stiamo proponendo da tempo. 


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