Il 12 marzo parecchi giornali hanno ripreso l’appello al Governo sottoscritto dagli assessori alla Cultura di diverse città italiane, da Roma a Venezia, da Napoli a Torino. L’appello, che nei titoli di giornale è riportato “sostegno alla cultura o non si riprenderà”, è passato un poco sottotraccia, dato che seguiva tanti altri appelli delle imprese del settore e dei sindacati, che in modi diversi chiedevano aiuti e l’apertura dello stato di crisi.
L’appello degli assessori del 12 marzo, però, offre una prospettiva diversa e molto più efficace per far fronte all’emergenza sociale ed economica già in atto da settimane: quella dei lavoratori, già poveri, trovatisi dall’oggi al domani inoccupati, senza tutele e dunque privi di qualsiasi fonte di reddito. Nell’appello infatti si chiede, tra le altre cose, di “introdurre strumenti di tutela nei confronti dei lavoratori di un settore dove il precariato è strutturale” e poi di “estendere tutti gli strumenti disponibili di tutela dell’occupazione previsti nello stato di crisi a tutte le categorie di lavoratori, a prescindere dalle tipologie di contratto di lavoro” e di “estendere, anche temporaneamente per i prossimi mesi, l’accesso al reddito di cittadinanza ad operatori – con o senza partita IVA – del settore culturale”. Sono parole e richieste estremamente forti, simili a quelle elaborate dall’appello del 10 marzo La cultura non viene (mai) dopo: è però rilevante leggerle finalmente in un appello riportato sui maggiori quotidiani nazionali, scritto e sottoscritto da persone che in alcuni casi afferiscono a partiti che amministrano la cosa pubblica da decenni. Sembra davvero che l’emergenza attuale abbia spinto anche i più reticenti a prendere atto del fatto che il sistema culturale basato su esternalizzazioni, precariato, lavoro povero e gratuito, che nei decenni aveva prodotto un sistema privo di tutele in cui il salario medio si attesta sotto i 7 euro all’ora, non può reggere senza riforme nette ed evidenti a tutela dei lavoratori prima che dei profitti.
3 Comments
Alketa Delishaj · 17/03/2020 at 11:28
Condivido il pensiero di tutti i miei colleghi
Maria Pia · 24/03/2020 at 15:33
Ottima e condivisibile notizia
Maria Pia · 24/03/2020 at 15:34
Ottima e condivisibile notizia