C’è un aspetto, nel decreto di indizione del concorso per l’assunzione di 500 funzionari al Mibact (bando che doveva essere pubblicato entro ieri, peraltro), che esula dall’errore o dalla vergogna per entrare di diritto negli scandali.
Abbiamo già scritto perché tante macchie si vedono in quel concorso, di cui dovremmo conoscere a giorni il testo completo. Non ci eravamo concentrati però (perché non la conoscevamo) sulla specifica gravità di poche parole, contenute nell’articolo 2, “requisiti di ammissione”: le parole “master universitario di secondo livello di durata biennale”.
Una novità, questa dei master, rispetto ai recenti concorsi, che ha stupito molti. Ma sono stati scelti alcuni master specifici, quelli appunto biennali di II livello. Ce l’avete segnalato in tanti sul blog, questi Master sono pochissimi nel settore, e allora perché inserirli come requisito? Per ignoranza? Abbiamo voluto fare una ricerca e cercare di capirne di più. Purtroppo ignoranza non è, la malafede è evidente.
I master universitari biennali di II livello di fatto, nel settore dei beni culturali, non esistono, o meglio sono ridotti a numeri talmente esigui che si possono contare sulle dita di una mano, a fronte di decine e decine di Master di I livello, o di II livello di durata non biennale. Abbiamo cercato su internet per ore, non credevamo ai nostri occhi. La nostra ricerca potrebbe aver fallato, ma ne abbiamo trovato solo uno ancora attivo e solo un paio, a Palermo e a Roma, che erano stati attivati nel corso degli ultimi dieci anni.
Ci troviamo di fronte all’inserimento di un requisito, nuovo e imprevisto, che premia un numero ristrettissimo di persone, escludendone a priori migliaia, e che non tiene conto minimamente della realtà del settore. O forse, e questo è peggio, ne tiene conto.
Perché inserire nei requisiti un percorso formativo che sostanzialmente esiste solo come esigua eccezione? Le risposte possibili sono due, e sono una più grave dell’altra.
La prima possibilità è che si voglia fare un favore a qualcuno che è in possesso di uno di quei pochissimi master universitari biennali di II livello (lo ribadiamo ancora, ne abbiamo trovati 4 attivati in Italia negli ultimi dieci anni).
La seconda possibilità forse è ancora peggiore. Forse il Ministero sta lanciando un messaggio alle Università – create Master biennali di II livello – e un messaggio a noi che ci formiamo: scegliete master biennali di II livello, saranno un requisito nei concorsi futuri. Forse è una scelta fatta su richiesta del Miur, forse il governo Renzi auspica una sterzata verso quel modello formativo: un master di un anno dal costo già proibitivo di 2-3-4 mila euro non basta, se volete lavorare, di euro dovete spenderne 10 mila (questi i costi ipotetici di master di quella durata). La politica plasma il Paese, e sembra che voglia spingere sempre più il mondo dei beni culturali verso una deriva in cui o hai i soldi per permetterti i titoli, o stai fuori.
Forse è tardi per rivedere i requisiti del bando, ma chiediamo spiegazioni su come una scelta così palesemente insensata sia entrata in quel decreto, e ci chiediamo quanto possa essere legale e costituzionale un concorso che parte con questi abominevoli presupposti.
5 Comments
Rosy · 11/05/2016 at 19:36
Un esempio vergognoso:
Laurea quinquennale in architettura UE. La Triennale aggiuntiva in “Restauro architettonico e riqualificazione urbana” non viene riconosciuta come requisito mentre viene riconosciuto un fantomatico master di secondo livello posseduto da chissà chi oppure un dottorato dove devi essere figlio di qualcuno per entrare.
La differenza sostanziale è che la triennale è stata sudata il Master è stato comprato. Abbiamo investito tutto nostra figlia per farla studiare. Ha fatto sacrifici enormi con ottimi risultati. Vedere spegnere l’ultima luce di speranza nei suoi occhi dopo aver letto il decreto è stata la cosa più straziante della mia vita.
GM · 25/05/2016 at 17:00
Inoltre un dottorato di ricerca non può essere considerato un titolo di accesso obbligatorio per operare professionalmente nei beni culturali. Il dottorato è un processo di formazione mirato a formare ricercatori in ambito accademico che col mondo dei beni culturali non c’entra nulla! Non potrà mai valere quanto un master in b.c. oppure un titolo di specializzazione post-laurea, sopratutto se supportati anche da esperienze professionali nel settore! E’ inaudito! Chi ha fatto un percorso formativo e professionale sobbarcandosi oneri e sacrifici adesso si trova escluso da chi ha conseguito un dottorato di ricerca – sappiamo bene come si ottengono in Italia… – e da quei privilegiati che hanno conseguito gli improbabili master biennali! Ministro si vergogni!
sissy · 08/06/2016 at 12:55
Premesso che è assurdo richiedere una specializzazione post-laurea per un ruolo di funzionario, faccio presente che il terzo master biennale citato nell’articolo, quello di Roma, certifica 60 CFU come un qualsiasi master annuale, allora perchè escludere i master annuali?? In pratica uno che ha fatto quel master può partecipare al bando e uno che ha ottenuto un master annuale, magari con più crediti o più ore, invece no; che tristezza….
caterina · 28/07/2016 at 12:34
sono pienamente d’accordo, speriamo che le cose cambino al più presto, ma cosa possiamo fare?
Concorso MiBACT 2016: alcuni miglioramenti, tanta rabbia – MI RICONOSCI? Sono un professionista dei beni culturali · 27/05/2016 at 10:42
[…] Master biennale di II livello continua a essere un requisito d’accesso, fatto che, come abbiamo già spiegato, costituisce un fatto ai limiti dello scandalo e un titolo inserito palesemente in malafede con […]