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Tutti i luoghi della cultura avrebbero dovuto riaprire il 18 Maggio, ma a Trieste l’assessore prospetta chiusure per altri sei mesi, privando lavoratori e cittadini di risorse e servizi pubblici essenziali.

Il 4 maggio apprendiamo dalle parole dell’Assessore Giorgio Rossi e dalla Direttrice del servizio Musei e Biblioteche Laura Carlini Fanfogna, pubblicate su Il Piccolo, la volontà di riaprire i musei civici e altri luoghi della cultura come biblioteche e teatri “un po’ alla volta” per indisponibilità dei dipendenti comunali ancora in smart working, per i quali si aspetta l’approvazione di un protocollo di rientro. Scopriamo però anche che non è intenzione degli amministratori riaprire tutti i musei ma soltanto alcuni, probabilmente ritenuti più importanti o turisticamente attrattivi, lasciando altri, come quelli del polo di via Cumano, chiusi per altri sei mesi perché assenti i loro principali visitatori, cioè le scolaresche, essendo terminato l’anno scolastico.

Questo annuncio scuote moltissimi per la scarsa considerazione che, in virtù della sicurezza, viene rivolta sia alla comunità, che si vede privata ancora per lungo termine di spazi fondamentali di cultura e aggregazione, sia soprattutto dei tantissimi lavoratori esternalizzati degli istituti culturali, che specialmente in un periodo critico come questo necessitano di sostegno e lavoro. Giova infatti ricordare che la maggior parte del personale museale è esternalizzato e non statale o comunale, perciò è senza sostentamento da tre mesi e pare che continuerà a non ricevere nulla per altri sei.

Come non vedere le proteste che si sono susseguite in questi anni da parte di tanti operatori museali, prima per rivendicare un salario più dignitoso  poi per denunciare la totale situazione di indigenza portata dall’assenza di tutele durante il lock down? È fondamentale considerare che attualmente più del 50% dei lavoratori dei musei civici di Trieste sia esternalizzato, per servizi cosiddetti “aggiuntivi”, ma ben strutturali che vanno dalle pulizie alla didattica museale.

Un annuncio oltremodo critico anche per il settore turistico culturale che non vedrà così, trovando chiuso quasi il 90% dei musei civici fino a fine giugno e oltre, la possibilità di sviluppare il turismo di prossimità che la pandemia ci ha suggerito per ripartire. Quale offerta culturale di qualità potrebbe in questo modo trovare un qualsiasi turista, italiano o straniero che sia?

L’Amministrazione sembra non sapere che la cultura non è solo intrattenimento o una mera questione economica e che non basta riaprire le grandi mostre per riattivare l’offerta.

Moltissimi tra musei e biblioteche hanno già riaperto in tutta Italia, con esempi importanti in regione, quali i musei statali o i musei civici di Udine e Gorizia. Arrivano esempi largamente positivi anche da fuori regione, come l’esempio delle Marche, con una riapertura lungimirante e gratuita dei musei civici dei vari capoluoghi per avvicinare ulteriormente la cittadinanza ai suoi luoghi della cultura.

Noi del gruppo regionale del movimento  “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali” lo scorso 27 Maggio abbiamo documentato con una protesta fotografica  la chiusura di tutti i luoghi della cultura cittadini, con lo slogan “Senza Cultura, Nessun Futuro” sui canali social nazionali. Oggi rimarchiamo che la cultura serve alla democrazia e alla salute pubblica e che la riapertura di Musei, Biblioteche, Teatri, etc. in  questo momento è una questione di dignità e sostentamento per tutti i lavoratori che orbitano attorno ad essi, divenendo una questione assolutamente prioritaria.

Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali – sezione di Trieste


1 Comment

Luigi Giro · 07/06/2020 at 19:21

Perché non partite con una raccolta di firme su change.it? Piu’ firme, più peso …

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